I dubbi sulle auto di lusso all’indomani della crisi consigliano prudenza sul titolo Penske Automotive. Il concessionario americano ricava ben il 96% del suo fatturato dalla vendita di auto importate (fra cui quelle del segmento luxury) e solo il restante 4% dai marchi americani di Detroit. Questo ha il vantaggio di rendere il gruppo statunitense meno sensibile all’andamento ciclico del settore auto, rispetto ai suoi concorrenti, ma allo stesso tempo lo espone fortemente al rischio di una brusca inversione di tendenza di questo segmento.
La ripresa delle vendite di auto negli Usa è vista ancora in graduale ripresa (questo vale anche per i marchi di importazione) e c’è incertezza sulla possibilità che i consumatori ritornino a comprare auto di lusso come in passato, specie alla luce dei rincari del carburante e dei costi legati al suo mantenimento.
Il mercato non valuta i rischi
Ma il mercato sembra non aver scontato queste possibilità, premiando il titolo con un +40% negli ultimi 12 mesi. Sulla base delle previsioni di una crescita media del fatturato del 6% nei prossimi cinque anni e di un margine operativo stabile attorno al 3%, i nostri analisti stimano un prezzo obiettivo di 19 dollari per azione che, alla luce delle attuali quotazioni vicine ai 33 dollari, determinano un rating di una stella.
Il business delle concessionarie auto è per sua natura molto profittevole, specie per quelli che allargano la loro attività anche alla fornitura di servizi correlati come le officine di riparazione, ma Penske presenta un margine operativo tra i più bassi del settore, e questo a causa della limitata incidenza delle commissioni bancarie, in ragione del fatto che i suoi clienti non comprano in leasing e non chiedono prestiti.
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