Siamo tutti esuli dal nostro passato, scriveva Fëdor Dostoevskij. Una massima che ogni investitore accorto dovrebbe tenere bene a mente. In finanza, infatti, occorre sempre dare un occhio allo specchietto retrovisore per non dimenticare gli sbagli commessi e analizzare tutti quegli avvenimenti inaspettati che ci hanno colto alla sprovvista. A dirlo è Carl Richards, esperto di finanza comportamentale, autore di vari libri sull’argomento e responsabile della sezione di educazione finanziaria di BAM Alliance.
Il recency bias: avere la memoria corta
Richards, intervistato recentemente da Morningstar, sostiene che la stragrande maggioranza delle persone tenda a dare troppa importanza al passato recentissimo e soprattutto a proiettarlo nel futuro, quasi cancellando tutto il resto. “Questa tendenza ci spinge a dimenticare completamente il concetto stesso di rischio se le cose vanno bene per alcuni anni”, spiega. “Come ad esempio nel periodo 2003-2006, quando il mercato cresceva e basta, sembrava normale guadagnare il 12% annuo, in pratica non c’era volatilità. A quel punto, il rischio è quasi diventato un concetto arbitrario. Ce ne eravamo completamente dimenticati a causa degli alti rendimenti degli ultimi anni; molto pericoloso”.
Attualmente, questo effetto sembra essere addirittura aumentato. “Prima quando si parlava di passato recente ci si riferiva agli ultimi tre anni, oggi coincide con gli ultimi tre giorni”, prosegue Richards. “Mi ricordo nel 2008 e nel 2009 quante persone dicevano che non avrebbero più investito in azioni, dopo la crisi. Eppure è stato recentemente pubblicato un sondaggio effettuato tra 14.800 investitori americani e l’80% ha dichiarato che oggi è il momento giusto per tornare ad investire nell’equity. Quindi la gente si è già dimenticata della crisi e delle perdite, è bastato qualche mese di mercato rialziasta”.
Questa trappola mentale, viene indicata dagli esperti come recency bias, che può essere tradotto in effetto di breve periodo. È ciò che nei momenti positivi ci spinge ad essere troppo fiduciosi, a sentirci a proprio agio e a continuare ad investire, assumendo sempre più rischi. Dall’altra parte, in momenti negativi, ci porta a dire “devo scappare da questo mercato, non investirò mai più, le cose non miglioreranno mai”.
Il confirmation bias: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire
Gli esseri umani tendono sistematicamente a crearsi una teoria, o una schema mentale, e poi a cercare delle prove che la supportino, eliminando tutte quelle altre prove che vanno contro la loro convinzione di partenza. Il confirmation bias non è altro che questo, un processo mentale che consiste nel ricercare, selezionare e interpretare informazioni in modo da porre maggiore attenzione, e quindi attribuire maggiore credibilità, a quelle che confermano le proprie convinzioni o ipotesi, e viceversa, ignorare o sminuire informazioni che le contraddicono.
“Questa è un’altra tendenza pericolosa, a cui siamo tutti soggetti”, spiega Richrds. “Lo facciamo in politica e lo facciamo anche in finanza. Se ad esempio oggi decidiamo che sia un buon momento per fare investimenti più rischiosi, andiamo in cerca di prove che lo confermino, e garantisco che è facilissimo trovarle, a prescindere se sia vero o no, e vale anche il contrario. Penso che l’unico modo per minimizzare questa trappola sia dotarsi di un piano finanziario tarato sui propri bisogni e obiettivi a lungo termine, che possono cambiare nel tempo, ma non certo ogni giorno a seconda della Borsa. Inoltre dovremmo obbligarci a guardare anche ciò che va contro le nostre intuizioni nel modo più neutrale possibile”.
La overconfidence, un problema da uomini
La troppa fiducia nei propri mezzi, tecnicamente la overconfidence, è la causa che sta dietro a molti sbagli. “Questo è l’unico errore cognitivo dove il genere sessuale gioca un ruolo fondamentale”, commenta Richards. “Infatti, ci sono dati affidabili che dimostrano come gli uomini single siano in assoluto la categoria più esposta a questa trappola mentale. Se ad esempio si prendono 100 uomini e si chiede loro chi pensa di essere un automobilista sopra la media, è praticamente certo che 95 alzeranno la mano. Penso ad esempio a chi investe con troppa fiducia nella società per cui lavora, perché in fondo la conosce e si sente sicuro di sé, un errore grave se non si seguono alcune regole fondamentali”.
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