E’ stato un semestre complicato per le risorse naturali. L’indice S&P del comparto (calcolato in euro) da gennaio a giugno ha perso il 9,5%. L’andamento generale del paniere, però, non racconta tutta la storia. Il gas naturale, ad esempio, ha guadagnato il 6,5% mentre il petrolio WTI è cresciuto del 5,2%. In fondo alla classifica si sono piazzati l’oro (-26,3%) e l’argento (-32,2%). Segno negativo anche per altre principali commodity, sia che si tratti di materie ferrose che alimentari (il grano ha perso il 16,6%, mentre il mais ha segnato -2,7%).
E’ finito il superciclo?
Andamenti che sembrano dare ragione a quegli analisti, come quelli di Credit Suisse o di Citigroup, secondo cui l’era del cosiddetto superciclo delle commodity (un periodo caratterizzato da una forte domanda, da una ricchezza crescente e dalla limitata disponibilità delle risorse) sarebbe alla fine. Secondo alcune analisi, fra cui una di Bank of America Merrill Lynch, la presenza di risorse naturali all’interno dei fondi di investimento di tutto il mondo è ai livelli minimi visti nel 2008 (quando i mercati erano nel pieno della tempesta scatenata dai mutui americani subprime).
Una previsione e una strategia che ad alcuni operatori fanno alzare il sopracciglio. Non fosse altro perché la corsa delle materie prime è stata data per esaurita in altre occasioni e poi, puntualmente, si è ravvivata. “I supercicli non sono momenti di breve respiro”, spiega uno studio firmato da Frank Holmes, amministratore delegato e responsabile degli investimenti di U.S. Global Investors. “Sono, invece, periodi lunghi, caratterizzati da ondate di rialzi e ribassi che possono durare anche dei decenni. La tendenza generale è al rialzo, ma ci sono spesso dei momenti di forte volatilità”.
Ognuna per la sua strada
Ma sia che il ciclo duri, sia che abbia esaurito le batterie, gli investitori dovranno trovare un altro modo di avvicinarsi alle materie prime. “I prezzi delle commodity non si muoveranno più tutti insieme al rialzo o al ribasso come hanno fatto negli ultimi cinque anni”, spiega lo studio di Credit Suisse. “Gli operatori saranno costretti a studiare le dinamiche di domanda e offerta che regolano ogni singola materia prima”.
Ad esempio, per quanto riguarda quelle energetiche, gli andamenti dell’urbanizzazione e industrializzazione nei mercati emergenti (e in particolare quelli più popolosi). “Il loro consumo energetico è ancora minoritario rispetto a quello delle regioni più sviluppate che hanno un Pil pro capite più alto, rispetto ad esempio a Brasile, India, Messico e Cina”, spiega un report di Etf Securities. “Ma queste aree in via di sviluppo hanno una popolazione più numerosa e una crescita modesta dell’utilizzo di energia pro capite da parte loro dà come risultato un grande utilizzo di materie prime energetiche a livello globale”.
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