Quando si tratta di investire in Europa è meglio non buttare il bambino con l’acqua sporca. Sebbene la situazione della regione non sia delle migliori, dicono alcuni operatori, nell’area ci sono buone opportunità di investimento. Soprattutto se confrontate con l’equity americano.
Europa batte Usa
“Le azioni del Vecchio continente trattano con uno sconto del 50% rispetto ai massimi storici e sono valutate 12 volte gli utili rispetto alle 15 volte di quelle Usa”, spiega uno studio di Franklin Templeton Investments. “Colpisce particolarmente il raffronto fra il rendimento da dividendi: 3,6% per le europee contro il 2,1% di quelle yankee. Insomma, in Eurolandia ci sono aziende con buoni bilanci, valutazioni interessanti e cedole ricche”.
Certo, verrebbe da dire che i prezzi sono bassi a causa della crisi che sta attraversando la regione. “Ma ormai è un argomento senza senso”, dice il report. “L’euro non si dissolverà. La Banca centrale farà di tutto per evitare il panico nel sistema finanziario e i rischi, dal punto di vista macroeconomico si sono molto ridotti”.
Dal punto di vista dei numeri le aziende europee sembrano essere in buona salute. “Il costo del lavoro sta calando (anche del 30% in alcuni stati) e le società sono state in grado di gestire le spese in maniera intelligente. Due elementi che portano a un miglioramento dei margini. Nel Vecchio continente, tra l’altro, hanno sede alcune delle multinazionali più grandi del mondo con interessi su scala globale e che ricavano la maggior parte dei guadagni fuori dalla regione. Tra l’altro possono approfittare della debolezza dell’euro che aiuta le esportazioni”.
C’è poi una questione legata alle aspettative. “Le stime sugli utili sono basse”, spiega il report. “Questo significa che ogni sorpresa positiva, anche piccola, darà una buona spinta alle valutazioni di Borsa”.
Le scelte operative
Ma dove si trova il valore in Europa? “Prima di tutto in alcune multinazionali del comparto assicurativo e finanziario come Zurich Insurance e Ing Group”, dice lo studio. “Ma anche nella grande distribuzione. Soprattutto in Inghilterra dove le spese per i consumi sono cresciute. In quest’ottica sono interessanti le catene del fai-da-te come Kingfisher e quelle di negozi alimentari come Marks & Spencer”.
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