P&G, la bellezza ha un prezzo troppo alto

Il colosso americano dei prodotti per la cura del corpo ha sofferto il calo dei consumi sui mercati occidentali, ma il management non è esente da colpe. Le quotazioni del titolo sono in linea con la nostra valutazione e la raccomandazione è quella di mantenere un atteggiamento prudente.

Francesco Lavecchia 06/08/2013 | 11:16
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I deludenti risultati di Procter & Gamble (PG) negli ultimi anni non possono essere spiegati unicamente con la negativa congiuntura economica. La quotazione del titolo del gruppo americano sul Nyse di New York è attualmente in linea con la nostra valutazione di 83 USD, ma per tornare su un sentiero di crescita stabile serve una decisa inversione di tendenza da parte del management. 

Decisioni da rivedere 
Sul calo del fatturato, che nello scorso esercizio si è fermato sugli stessi livelli del 2008, e sulla compressione del margine operativo, sceso negli ultimi quattro anni di circa 300 punti base, hanno pesato anche il cambio sfavorevole del dollaro e la maggior competizione sui prezzi di vendita, ma Procter & Gamble paga soprattutto la scelta di aver voluto allargare il portafoglio prodotti e il tardivo investimento su alcuni mercati emergenti.

Ci saremmo aspettati che a questo passo falso il management avesse cercato di porre rimedio provvedendo alla dismissione di alcuni business secondari e al riposizionamento del portafoglio prodotti verso quelli a maggior valore aggiunto, ma il gruppo ha deciso di provvedere a un taglio dei costi per 10 miliardi di dollari, da ricavare attraverso una razionalizzazione dei costi di gestione e il miglioramento dell’efficienza delle sue strutture, e da reinvestire nel rafforzamento della sua presenza in Cina, Nigeria, Brasile e Indonesia.

Crescita moderata per fatturato e margini 
P&G è una della più grandi aziende al mondo nella produzione di beni di consumo, e per la cura del corpo con marchi come Pantene e Infasil, che da soli generano ricavi per circa un miliardo di dollari. La sua estesa rete di distribuzione e gli elevati volumi di produzione le permettono di generare elevate economie di scale, ricavandone livelli di profittabilità e di flussi di cassa superiori alla media del settore.

I nostri analisti stimano che il deterioramento dei consumi in Europa e Stati Uniti, insieme alla contrazione della domanda in mercati cruciali come quello cinese e i passi falsi compiuti dal management, produrranno nei prossimi quattro anni un moderato progresso dei ricavi (3% medio annuo) e una lieve risalita del margine operativo, che si riporterà attorno al 20%. In base a queste previsioni la nostra stima del prezzo obiettivo è di 83 dollari per azione e la nostra raccomandazione è quella di mantenere un atteggiamento prudente in attesa di un maggior deprezzamento del titolo. 

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Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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