La nuova frontiera energetica non è soltanto green. Benefici economici e ambientali nascono anche dalla white economy (ossia l’efficienza energetica). Messa a lungo in secondo piano, a vantaggio dell’energia da fonti rinnovabili, oggi la white economy può essere la leva per le imprese italiane per recuperare il passo europeo in termini di competitività.
I miglioramenti di efficienza energetica sono valutati mediante l’indice ODEX, sviluppato nell’ambito del progetto europeo ODYSSEE-MURE, che mette in relazione il consumo energetico per produrre beni e/o servizi con la quantità di beni e/o servizi prodotta. Nel 2010 l’indice di efficienza energetica ODEX per l’intera economia italiana è risultato pari a 87; era 88,2 nel 2009 e quindi il miglioramento dell’efficienza energetica rispetto all’anno precedente è stato di 1,2 punti percentuali.
Chi vince in efficienza
I vari settori hanno contribuito in modo diverso all’ottenimento di questo risultato: il residenziale è quello che ha avuto miglioramenti regolari e costanti per tutto il periodo 1990-2010; l’industria ha avuto significativi progressi solo negli ultimi sei anni; il settore dei trasporti, che ha mostrato andamento altalenante, ha registrato l’incremento di efficienza più modesto. La partecipazione dell’industria al meccanismo dei titoli di efficienza energetica (ossia i certificati bianchi) è andata incrementandosi nel tempo.
Ma, l’Italia sconta un grosso deficit competitivo sui mercati internazionali dovuto al prezzo a cui acquista l’energia dai colleghi europei, che è di oltre il 25% in più rispetto alla media. Dipendente dall’estero per l’84% dell’approvvigionamento energetico, l’Italia continua a pagare l’elettricità a costi molto elevati: oltre 12 centesimi di euro per ogni kilowatt orario. Per non citare il gas, il cui surplus è ancora più alto. A dirlo sono i dati dell’ultimo Energy Efficiency Report condotto dall’Energy & Strategy Group che motiva questo ritardo con la varietà e trasversalità delle tecnologie di efficienza energetica (dagli inverter, agli impianti di cogenerazione, ai motori dei carichi elettrici, fino ai sistemi di combustione) e con l’eterogeneità del sistema industriale italiano, tipicamente caratterizzato da una forte presenza di piccole e medie imprese.
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