I fondi negoziali perdono iscritti

Nei primi sei mesi del 2013, il calo è stato di circa 10 mila persone. Non sentono la crisi i Pip. Bene i rendimenti, che in media battono il Tfr.  

Valerio Baselli 23/08/2013 | 15:15
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Le statistiche della Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, parlano chiaro: nel primo semestre dell’anno gli iscritti alla previdenza complementare sono aumentati del 3,7%, superando i sei milioni di persone. Questo risultato generale, però, nasconde profonde differenze tra le varie categorie di strumenti. È il caso ad esempio dei fondi pensione negoziali, che registrano nei primi sei mesi del 2013 una decremento dei loro iscritti dello 0,5%, pari a circa 10 mila persone. Meglio i fondi aperti, 1,8% di aderenti in più rispetto alla fine del 2012, e soprattutto i Pip (Piani individuali pensionistici), con il 10,3% di incremento nelle adesioni.

Dopo la buona crescita in occasione del semestre di silenzio assenso nel 2007, i fondi negoziali non hanno tenuto il passo: nel 2008 e 2009 i fondi  di categoria non hanno incrementato le adesioni, nel 2010, 2011 e 2012 sono regrediti e il primo semestre 2013  conferma la tendenza negativa sia pure di poco, mentre continua inarrestabile l’avanzata dei Pip, cresciuti in termini di adesioni del 26% negli ultimi 18 mesi.

Pur essendo strumenti più cari, i Pip si avvalgono di reti  di vendita remunerate, fatte da collocatori convincenti. Gli elementi che bloccano l’adesione ai fondi negoziali, vale a dire la crisi finanziaria, l’incertezza futura, la disoccupazione e l’avversione dei datori di lavoro a promuoverli (in quanto rappresentano un costo aggiuntivo per le aziende, già in forte difficoltà) non toccano, quindi, questi prodotti.

Tfr battuto
I primi sei mesi dell’anno confermano le buone performance registrate già nel 2012. Il rendimento medio di ogni categoria è superiore alla rivalutazione del Trattamento di fine rapporto (Tfr), pari all’1%. I fondi negoziali hanno infatti segnato nel semestre un guadagno medio dell’1,3%, i fondi aperti del 2,6% e i Pip unit linked del 4,3%.

Molto dipende, però, da quale linea e da quale fondo si è scelto. Si va dal -0,6% medio della linea obbligazionaria dei Pip (unica in perdita insieme all’obbligazionario puro dei fondi aperti, -0,3%) fino ai +5,8 e +7,1% delle linee azionarie dei comparti aperti e dei Pip, rispettivamente. In generale, si può comunque affermare che anche quest’anno le linee più aggressive stanno performando meglio, grazie al rally di mercato. Detto questo, è sempre bene ricordare che nell’investimento previdenziale non si può prescindere da un’ottica di lungo periodo.  

Più promozione
Secondo un recente studio realizzato dalla Fondazione Censis su incarico della Covip, i lavoratori italiani sono riluttanti a entrare nel mondo della previdenza complementare, nonostante sia chiaro che in futuro la pensione pubblica difficilmente basterà. Tra i principali motivi, la crisi, la paura di perdere il lavoro, la precarietà, gli alti costi e soprattutto la scarsa informazione. Proprio per questo organismi come Mefop, Covip e Assofondipensione stanno spingendo il più possibile attività di promozione e informazione, cercando di coinvolgere anche i sindacati per quanto concerne i fondi negoziali.

Infatti, come spiega Barbara Alemanni, docente dell’Università di Genova, in una recente intervista a Morningstar, difficilmente i lavoratori si avvicineranno alla previdenza complementare autonomamente, per ragioni essenzialmente psicologiche (clicca qui per guardare il video).

 

 

 

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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