Mentre gli spettatori e i critici della Mostra del cinema di Venezia si dilettano con cast stellari, red carpet da sogno e proiezioni più o meno impegnate, gli investitori si concentrano sui bilanci delle società di entertainment di cui le case di produzione rappresentano una fetta importante.
Il segmento, spiegano gli analisti, è di quelli che vanno trattati con le molle. “I profitti delle aziende che fanno parte di questo segmento possono variare molto da periodo a periodo a causa del loro forte legame con l’andamento dei cicli economici”, spiega Michael Corty, senior equity analyst di Morningstar.
Occhio alla pubblicità
Uno dei punti delicati delle società che lavorano in questo settore è la loro massiccia presenza nel comparto televisivo dove i risultati di bilancio sono determinati dalla raccolta pubblicitaria. “Per alcuni gruppi gli spot Tv rappresentano un quarto delle entrate, mentre per altri sono ormai più della metà del bilancio”, continua Corty. “L’advertising, a sua volta, è fortemente legato agli umori del ciclo economico”. Un elemento, questo, che condiziona anche gli incassi derivanti dai botteghini dei cinema. “L’anno peggiore, da questo punto di vista è stato il 2009, quando la fiducia delle famiglie su una ripresa delle congiuntura era ai minimi e pochi avevano voglia di andare a vedere un film”, dice l’analista di Morningstar.
La foto più recente scattata dagli operatori, tuttavia, mostra che la situazione in molti casi è positiva. “Le ultime trimestrali ci hanno fatto vedere una netta ripresa rispetto ai conti disastrosi del 2008-2009, anche grazie a un risveglio dell’attività di tv via cavo. In generale, poi, si è notata una ripresa della raccolta pubblicitaria e le aziende sono state in grado di aumentare i prezzi dei listini”.
Più valore ai soci
Da un punto di vista strettamente operativo, l’elemento interessante per gli investitori è l’abitudine delle società di entertainment di rendere un po’ di valore ai soci attraverso operazioni di riacquisto di azioni proprie e la distribuzione di dividendi interessanti. “Walt Disney, ad esempio, pur portando avanti un processo generale di controllo delle spese, ha deciso comunque di andare avanti con i buyback”, spiega Corty. “Time Warner, intanto, ha detto di avere i bilanci talmente solidi da potersi permettere di aumentare un po’ l’indebitamento per non impoverire la cedola”.
Per leggere l'analisi completa sui titoli citati nell'articolo clicca qui
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.