Il Giappone sembra in grado di combattere la deflazione. Merito della crociata contro il cronico calo dei prezzi che da più di un decennio affligge l’economia del Sol levante lanciata dal premier, Shinzo Abe, con un pacchetto di misure di stimolo alla crescita note come “Abenomics”.
La spinta di Abe
I prezzi al consumo a luglio sono saliti dello 0,7%, il balzo più deciso da cinque anni a questa parte. Buone notizie per la Banca centrale del Giappone, il cui obiettivo è di raggiungere un tasso di inflazione del 2% in due anni. Qualcuno fa notare che l’aumento è causato dai prezzi della bolletta e dalle importazioni, più costose a causa dello yen debole. Ma il Giappone sembra davvero in rampa di lancio per la ripresa: sempre nel mese di luglio la produzione industriale ha registrato un aumento del 3,2% mentre, sul versante della domanda, la spesa delle famiglie è salita. Merito di un solido mercato del lavoro: la disoccupazione è scesa al 3,8%, ai minimi dal 2008, mentre gli stipendi fanno uno scatto rispetto all’anno scorso dell’1,3%.
Rilanciare la crescita, però, non è una passeggiata. Con l’arrivo dei dati sul commercio estero di luglio, il Giappone ha scoperto gli effetti delle politiche di deprezzamento dello yen inaugurate a novembre. Il maggior costo dei beni in arrivo da oltremare ha portato, infatti, ad un aumento del valore delle importazioni del 19,6%. Con il risultato di ampliare ulteriormente il deficit della bilancia commerciale a quasi 8 miliardi di euro. Ma non mancano gli aspetti positivi: le esportazioni, diventate più competitive grazie alla moneta debole, sono aumentate del 12,2%. Un colpo di acceleratore di questo genere non si vedeva dalla fine del 2010.
Il nodo del Pil
Il dato che ha deluso molti operatori (e che ha fatto perdere all’indice Msci del Sol levante calcolato in euro il 4,2% nell’ultimo mese fino al 3 settembre) è quello del Pil, cresciuto dello 0,6% nel secondo trimestre dopo il +0,9% dei primi tre mesi dell’anno che ha fatto pensare a una fase di stallo della congiuntura.
Non tutti però condividono il pessimismo. “Le preoccupazioni legate al rallentamento della crescita sono esagerate”, spiega una nota firmata da Guy Bruten, economista di AllianceBernstein. “L’operazione di stimolo economico promossa da Abe sta dando i suoi frutti e siamo convinti che i numeri del Pil del secondo trimestre non indichino che l’economia del Sol levante si stia avvicinando a una fase di stallo”. Sul futuro del Giappone pesa comunque la possibilità di un rallentamento economico dovuto al prossimo aumento delle imposte sui consumi. Secondo le stime del governo il Prodotto interno lordo crescerà dell’1% nell’anno fiscale 2014-2015 (prima si parlava di un +2,5%). Nel periodo 2013-2014 iniziato ad aprile l’economia crescerà ad un tasso del 2,8%. “Questi dati avranno sicuramente un impatto sull’entità dell’aumento delle tasse che farà il governo”, dice Bruten.
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