Va bene la fine della recessione nell’Eurozona, ma le valutazioni? La notizia del +0,3% segnato dal Pil della regione nel secondo trimestre ha colto un po’ di sorpresa gli operatori che si sono messi all’opera per capire dove, incrociando i numeri macro con i prezzi di Borsa, siano nascoste le opportunità di investimento più interessanti.
Le buone notizie dal punto di vista operativo non mancano. “L’Europa sta migliorando nei confronti degli Usa”, spiega uno studio firmato da Marc Craquelin, direttore degli investimenti di Financière de l’Echiquier. “Dal 28 giugno al 16 agosto l’EuroStoxx ha guadagnato il 10% contro il 3,2% dello S&P 500. Anche se il paniere europeo è ancora molto in ritardo, considerati gli ultimi tre anni, entrambi gli indici vanno oramai di pari passo se si guarda un orizzonte temporale di 12 mesi”. Secondo altri parametri di calcolo l’equity europeo sarebbe ai livelli più bassi visti negli ultimi 40 anni. “Nel periodo della crisi molte aziende del Vecchio continente sono riuscite a razionalizzare i costi e a reindirizzare le proprie attività”, dice un report di Janus. “In alcuni casi queste trasformazioni non sono state notate dal mercato e hanno trasformato i titoli di queste società nelle migliori occasioni di lungo periodo che si siano viste negli ultimi anni”.
Auto e banche
Certo, quando si sente parlare di investire in segmenti come quelli dell’automobile bisogna farsi venire un po’ di coraggio. E’ vero che a luglio le immatricolazioni sono salite del 4,9% rispetto all’anno scorso, ma questo non basta a dire che il settore, da anni affetto da una grave crisi, sia tornato in forma. “L’andamento del comparto sta seguendo quello segnato negli Stai Uniti prima della ripresa” fanno notare da Janus. “Nella tarda primavera, inoltre, i fornitori di ricambi hanno notato una ripresa degli ordinativi”.
Un altro segmento che secondo gli operatori potrebbe avere qualche carta da giocare è quello bancario. “Molti istituti del Vecchio continente vengono trattati a prezzi che sono molto al di sotto dei loro valori storici e a sconto rispetto ai concorrenti americani ed asiatici”, dice il report di Janus. “Il mercato probabilmente sta sottostimando il lavoro di riorganizzazione che stanno portando avanti. Un motivo è che molto di questo lavoro viene fatto lontano dai riflettori per cui non colpisce l’attenzione degli investitori”.
Bond sì, ma corporate
Ma questo, aggiungono gli operatori, potrebbe essere un buon momento anche per chi è interessato ai bond corporate denominati in euro. “Il miglioramento delle condizioni in Europa, unito all’intenzione della Federal Reserve di ridurre il programma di aiuti all’economia Usa, ha portato a un calo dei prezzi del debito governativo tedesco. Sono scese anche le valutazioni dei corporate bond che oggi offrono un rendimento del 2,3% rispetto all’1,75% di maggio”, spiega uno studio di T. Rowe Price. L’agenzia di rating Moody’s, inoltre, si aspetta che il tasso di bancarotta aziendale inizi a calare a partire da gennaio dell’anno prossimo. “Se la previsione fosse confermata, allora assisteremmo a una riduzione del differenziale fra i titoli investment grade e quelli high yield”, continua il report. “Ultimamente, poi il debito governativo di paesi periferici come Spagna e Italia ha avuto buone performance. E a questo punto potrebbe avere senso ruotare una parte del portafoglio spostandolo su carta corporate”.
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