Il mercato ha penalizzato Invesco nonostante la buona chiusura del secondo trimestre. Dalla pubblicazione dei risultati il titolo ha ceduto in Borsa il 9% e ora è a nostro avviso una delle migliori idee di investimento nel segmento dell’asset management.
Dati in crescita nel II trimestre
Il raffreddamento dell’appetito per il rischio degli investitori, a causa dell’andamento dei mercati nel mese di giugno, rischia di penalizzare i risultati sulla raccolta di capitale gestito, che dovrebbe mantenersi al di sotto delle nostre previsioni di fine anno.
Ciononostante, i dati riportati dalla casa di gestione americana rimangono assolutamente convincenti: gli Aum (asset under management) a fine giugno sono saliti del 12% rispetto a 12 mesi fa, mentre la giacenza media di capitali durante l’anno è migliorata del 14% rispetto al valore riportato nel 2012. Questo, insieme a una riorganizzazione del portafoglio prodotti, ha permesso a Invesco di far crescere i ricavi del 16% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno nonostante la vendita della controllata Atlantica Trust, che ha significato la perdita di circa 20 miliardi di euro in AUM.
I meriti del management
Per i prossimi cinque anni i nostri analisti si aspettano che la raccolta possa crescere a un ritmo del 6% annuo, con un impatto sul fatturato di un +8% medio fino al 2017. Queste previsioni conducono a una stima del prezzo obiettivo pari a 35 dollari, che vale alle azioni Invesco un rating di quattro stelle. L’asset manager statunitense ha registrato significati progressi negli ultimi sette anni, ovvero da quando alla sua guida è arrivato Marty Flanagan, Ad e Presidente dal 2005. Suo è stato il merito di puntare all’efficienza operativa come strumento per trainare fatturato e margini di profitto.
Alla fine del primo trimestre, circa il 75% dei fondi gestititi da Invesco ha sovraperformato la media della categoria su un intervallo di uno e tre anni, e questo ha contribuito in maniera sensibile a sostenere la crescita dell’Aum. L’acquisizione da Morgan Stanley del business retail nel 2009 (che comprendeva anche la società di investimenti Van Kampen) ha inoltre offerto la possibilità di fare cross-selling (vendita incrociata di prodotti offerti dalle diverse società del gruppo) e di estendere la presenza sul mercato giapponese.
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