Olimpiadi, niente medaglie per gli investitori

Le analisi dicono che i Giochi raramente sono un buon affare. Il Giappone spera di dare una spinta all'Abenomic. Il Brasile deve controllare i costi. 

Marco Caprotti 11/09/2013 | 12:27
Facebook Twitter LinkedIn

Le Olimpiadi sono davvero una buona opportunità per gli investitori? La domanda, che gira fra le sale operative ogni volta che un paese ottiene di ospitare l’evento, è tornata d’attualità settimana scorsa dopo che il Comitato olimpico internazionale ha annunciato che i Giochi del 2020 si terranno in Giappone.

L’analisi dei numeri, attesi e passati, suggerisce che l’entusiasmo mostrato dal Sol levante al momento dell’assegnazione potrebbe essere degno di miglior causa. “Le stime dicono che la spinta che arriverà all’economia nipponica dalle Olimpiadi dovrebbe essere pari a 2mila miliardi di yen”, spiega uno studio di Jp Morgan asset management. “Non è una gran cifra se si considera che il Pil (Prodotto interno lordo) del Giappone è di circa 500mila miliardi”.

Una storia di insuccessi
Lo studio dei risultati dei Giochi passati, inoltre, non lascia grande spazio all’ottimismo. “Se si guarda agli effetti congiunturali che hanno avuto le Olimpiadi che si sono tenute dal 1964 al 2008 si nota che il Pil del paese e delle città ospitanti di solito è cresciuto prima dei Giochi per poi iniziare a calare con l’inizio dell’evento e frenare decisamente subito dopo”, spiega uno studio firmato da Robert von Rekowsky, strategist di Fidelity Investments.

Alcuni casi specifici, inoltre, fanno alzare il sopracciglio. La gestione sconsiderata e la crescita dei costi dei giochi di Montreal 1976 hanno lasciato la città canadese con un debito di 1,5 miliardi di dollari che si è estinto dopo 30 anni. Barcellona 1992 ha lasciato nelle casse spagnole un buco equivalente a 4 miliardi di dollari a cui vanno sommati i 2,1 miliardi di rosso delle amministrazioni provinciale e comunale. I costi delle Olimpiadi invernali di Nagano nel 1998, invece, non si conosceranno mai: il Comitato olimpico giapponese, infatti, ha ordinato di distruggere i documenti. L’unica cosa certa è che dopo la manifestazione la città è finita in recessione. Più recente è il caso di Atene 2004. Molti sono con vinti che il debito da 15 miliardi di dollari sia stato determinante nello scatenare la crisi del paese.

Previsioni sbagliate
“Il problema è che spesso le previsioni sono esagerate rispetto a quella che poi sarà la realtà”, continua von Rekowsky. Un esempio illuminante sono stati i Giochi di Sydney 2000. Secondo uno studio di Arthur Andersen le stime dicevano che le Olimpiadi avrebbero migliorato il Pil della città anche del 2% subito dopo la manifestazione. La realtà è che a partire dal 1998 l’evento è stato una zavorra.

E problemi sono in vista anche per il Brasile. Secondo uno studio recente dell’Università di San Paolo, il paese spenderà circa 18 miliardi di dollari per creare le infrastrutture necessarie a ospitare i Mondiali di calcio del 2014 (soldi che peraltro usciranno dalle tasche dei cittadini. Il che ha creato ondate di proteste nelle piazze). A questi soldi vanno aggiunti i 15 miliardi delle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Insomma, se i brasiliani non sapranno gestire i costi, quei giochi potrebbero essere fra i più costosi della storia dopo quelli di Pechino 2008.

Alla luce di tutto questo come si spiega quindi l’entusiasmo delle Borse dopo l’assegnazione ai giapponesi (il lunedì seguente all’annuncio la piazza di Tokyo ha segnato +2,5%, arrivando ai massimi dell’ultimo mese)? “La vittoria del Sol levante in qualche modo rafforza il programma di riforme economiche promosso dal governo Abe e ha dato una scossa al mercato azionario che stava affrontando una fase di stallo dopo il Toro”, dice il report di Jp Morgan Am. “Gli investitori, inoltre, non dovrebbero sottovalutare le reazioni dei consumatori giapponesi alle buone notizie”. 

Per vedere l'andamento dei fondi dedicati al Giappone clicca qui (Large cap) e qui (Small cap)

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures