L’America latina prova ad aggrapparsi alle speranze di ripresa dei paesi più sviluppati. L’indice Msci della regione nell’ultimo mese (fino al 6 settembre e calcolato in euro) ha guadagnato il 2,3%. Una performance che gli analisti spiegano con il risveglio degli Stati Uniti e con la possibile uscita dell’Europa dal tunnel della crisi. Elementi importanti per un’area come il Latam che vive essenzialmente della vendita all’estero di materie prime e i cui consumi interni stagnavano da qualche tempo. Il rallentamento della Cina (grande consumatrice di commodity), poi, non aveva facilitato le cose.
Una strada lunga
La strada per recuperare il 14,3% lasciato per strada dal paniere Latin America, comunque, è ancora lunga e tortuosa. Gli operatori hanno bene in mente le previsioni del Fondo monetario internazionale che nel suo World Economic Outlook , indica una crescita del Pil della regione del 3,7% per la fine di quest’anno. La crescita economica della regione resta al di sotto della media degli ultimi dieci anni.
Secondo José Juan Ruìz, capo economista della Banca interamericana di sviluppo (Idb), l’obiettivo principale, dopo il superamento degli effetti della crisi globale, sarà la crescita potenziale dell’America Latina e dei Caraibi. Sottolinea però che i singoli stati dovranno adottare delle manovre economiche consone alle proprie esigenze e risorse, senza considerare soluzioni miracolose. Uno scenario che renderà la ripresa eterogenea.
Il Brasile segna il passo
Nel frattempo sotto la lente degli operatori resta il Brasile, il paese più grande della zona che fa da traino agli altri. Secondo il ministro delle Finanze brasiliano, Guido Mantega, la crescita dell’economia brasiliana toccherà solo il 2,5% nel 2013 e il 4% nel 2014. Lo scorso dicembre, il ministro delle Finanze aveva stimato che la crescita dell’economia brasiliana sarebbe stata del 4% quest’anno; stima poi gradualmente ridotta per portarla, già a luglio, al 3%. Poche ore dopo le parole del ministro, la Banca centrale brasiliana ha annunciato una iniezione di liquidità di oltre 50 miliardi di dollari per la difesa del real, sceso ai minimi da cinque anni nei confronti del dollaro.
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