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L'Europa trova il passo delle Borse

La congiuntura, dice la Bce, si sta allineando all'andamento dei listini. Le aziende, intanto, dopo aver tirato la cinghia si preparano alle M&A. Le occasioni per gli investitori ci sono, ma bisogna fare ancora attenzione ai rischi. 

Marco Caprotti 12/09/2013 | 00:41
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Le Borse europee e la congiuntura dell’area iniziano a marciare con lo stesso passo. Un cambiamento atteso dagli operatori, per i quali la diversa velocità di viaggio dei due elementi, prima o poi, avrebbe potuto influire sui bilanci delle aziende. Soprattutto di quelle che hanno come mercato principale il Vecchio continente.

Il quadro macro
A certificare l’allineamento è stato l’ultimo Bollettino mensile della Banca centrale europea secondo cui i miglioramenti complessivi registrati dall’estate scorsa nei mercati finanziari sembrano trasmettersi via via all’economia reale, al pari dei progressi realizzati nel risanamento dei conti pubblici. A ciò si aggiunge che in tempi recenti i redditi reali sono stati favoriti da livelli di inflazione generalmente più bassi. Detto questo, la disoccupazione resta elevata nell’area dell’euro e i necessari aggiustamenti di bilancio nei settori pubblico e privato continueranno a gravare sull’attività economica.

La buona notizia, confermata dal Bollettino, è che l’economia dell’Eurozona è uscita dalla recessione nel secondo trimestre e per i rimanenti mesi del 2013 e per tutto il 2014 l’attesa è di una lenta ripresa del prodotto interno lordo. “Dopo sei trimestri con il segno negativo nel secondo trimestre del 2013 la crescita del Pil (Prodotto interno lordo) in termini reali nell’area dell’euro ha registrato lo 0,3% sul periodo precedente”, recita il report. Per i restanti mesi del 2013 e per il prossimo anno ci si attende un lento recupero, soprattutto sulla scorta di un progressivo miglioramento della domanda interna sostenuta dell’orientamento accomodante della politica monetaria”. Nell’area euro l’attività economica dovrebbe altresì beneficiare di un graduale rafforzamento della domanda esterna.

M&A in rampa di lancio
Per gli operatori, l’uscita dalla recessione è l’occasione per fare il punto su quello che è successo a livello aziendale. “Le imprese sono state notevolmente riluttanti a sborsare soldi nel corso dei tempi incerti della crisi europea e la spesa in conto capitale (le spese cioè che, direttamente o indirettamente incidono sulla formazione del capitale societario, Ndr) è al suo livello più basso da più di 20 anni”, spiega una nota di Philip Dicken, responsabile azionario Europa di Threadneedle. “Il risultato è che le attività di fusione e acquisizione (M&A) sono a un livello basso. Tuttavia, ora ci sono segnali che le transazioni sono in aumento poiché le aziende stanno diventano finanziariamente più sicure. I vantaggi del consolidamento e i tassi a buon mercato significano che molte operazioni intraprese ora avranno benefici durevoli per gli azionisti in termini di efficienza operativa, di potere dei prezzi e crescita delle vendite e dei profitti. Con i costi per i prestiti a livello basso, un aumento della fiducia da parte delle società dovrebbe guidare gli investimenti e le attività di M&A, sostenendo ulteriormente l’attività economica”.

La fiducia delle imprese, intanto, è in ripresa. Le società della zona euro sono più ottimiste di quanto lo siano state negli scorsi 18 mesi. L’indice Markit Pmi è cresciuto da 48,7 a 50,5 punti, portandosi al di sopra della soglia di crescita (fissata a 50). “Questo dovrebbe essere l’indice di un rialzo degli utili, che hanno subito un lungo periodo di revisioni negative”, continua Dicken. “Inoltre, il ritmo del cambiamento è particolarmente interessante rispetto al mercato statunitense. Gli utili europei sono in diminuzione del 4% su base annua (rispetto al calo del 2% registrato negli Stati Uniti), ma è chiaro che abbiamo raggiunto un punto di svolta”.

Equity più interessante dei bond
Questo, comunque non significa che bisogna buttarsi mani e piedi negli asset europei. “L’occupazione sta ancora scendendo, i deficit sono alti e il rapporto fra debito e Pil di molti paesi al centro dei problemi negli anni scorsi sta aumentando”, spiega un report firmato da David Kelly, Global strategist di Jp Morgan Funds. “Tutto questo resta un grosso rischio per l’Europa. “L’euro aveva creato un sistema di interdipendenza fra i vari stati della regione, e i tentativi di risolvere le crisi degli stati periferici non hanno fatto altro che stringere questo legame. Se si dovesse tornare a parlare dell’uscita di uno stato dal perimetro della moneta unica sarebbero guai grossi per i contribuenti e si rinfocolerebbero le situazioni di crisi con tutte le implicazioni che conosciamo per quanto riguarda i prestiti”. Per gli investitori, tuttavia, questa situazione di rischio continuo deve essere letta nella prospettiva di alcune valutazioni interessanti dell’equity europeo. “L’atteggiamento estremamente accomodante della Bce (in linea con quello della Federal Reserve e della Bank of England) ha portato i rendimenti del Bund a livelli molto bassi. Il gap fra lo yield della azioni e quello delle obbligazioni a lungo termine è più ampio, ad esempio, in Germania rispetto agli Stati Uniti o al Giappone. Questo suggerisce che nelle azioni europee ci sia del valore da scoprire”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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