L’addio tedesco al nucleare non spegnerà le energie di RWE. L’utility ha pagato caro, soprattutto in termini di profittabilità, la chiusura nel 2011 delle cinque centrali nucleari in cui aveva una partecipazione, ma il mercato è a nostro avviso troppo scettico sulle sue capacità di ripresa.
Il peggio è passato
RWE viene da due anni difficili, caratterizzati dalla caduta della domanda a causa della recessione, dalla forte contrazione dei prezzi dell’energia e dalla maggior concorrenza prodotta dalle fonti rinnovabili, che hanno visto calare il margine netto dal 6,5% del 2009 al 2,6% dello scorso anno. I nostri analisti hanno recentemente tagliato le stime sugli utili relative al 2014 e 2015, mentre nel 2016 la profittabilità dovrebbe tornare a crescere. Il mercato, a nostro avviso, ha reagito in maniera molto brusca ai conti del passato esercizio e continua a essere scettica sulle sue prospettive future di lungo termine. Nell’ultimo anno, infatti, il titolo ha perso il 30% del suo valore e ora è quotato a una percentuale di sconto di circa il 50% rispetto al nostro prezzo obiettivo che è di 46 euro. La nostra raccomandazione, quindi, è quella di prendere posizione sul titolo, anche in ragione del rendimento garantito dal dividendo.
Le ragioni dell’ottimismo
I nostri analisti sono fiduciosi che i mancati introiti dell’energia atomica verranno compensati dalla crescita degli altri business in cui è attiva come la produzione di energia dal carbone e la distribuzione di elettricità. Nel primo segmento Rwe riesce a mantenere costi di produzione molto bassi, difficili da replicare per i suoi concorrenti, e questo le permetterà di riguadagnare profittabilità non appena i prezzi dell’energia torneranno a salire. Il secondo, invece, è un settore regolamentato dallo stato, il quale fissa i prezzi della distribuzione in modo da tutelare gli interessi sia dei consumatori che del produttore. E questo continuerà ad assicurare all’azienda tedesca elevati rendimenti del capitale. Per i prossimi cinque anni ci aspettiamo che il margine netto (utile d’esercizio/ricavi di vendita) risalga al 5%, mantenendosi comunque al di sotto dei livelli del 2010, mentre il fatturato dovrebbe registrare un progresso medio del 2,5%.
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