Promotori e consulenti finanziari si preparano a condividere lo stesso tetto. Nafop e Apf hanno accolto con favore la proposta del ministero dell’Economia e delle Finanze di costituire l’Albo dei consulenti indipendenti (fee only) che farà parte del già esistente Albo dei promotori.
La convivenza, tuttavia, avrà delle regole precise. Infatti, il progetto prevede che le due figure restino ben distinte, visto che i promotori ricevono un mandato da un intermediario, mentre i consulenti vengono pagati direttamente dal cliente per il servizio offerto.
Evoluzione naturale
“La convergenza è un percorso naturale, considerato il cambiamento dell’attività di promozione finanziaria negli ultimi anni”, spiega Giovanna Trazza, presidente dell’Apf in una recente intervista rilasciata a Repubblica. Novità normative come il multibrand, nascita di grandi istituti su scala nazionale e aumento del portafoglio medio dei promotori hanno inevitabilmente portato a riconsiderare la professione e ad allontanarsi dall’immaginario collettivo di meri collocatori di prodotti. “La creazione di un albo unico può essere l’occasione per modificare anche la denominazione della professione, tenendo conto proprio della sua evoluzione in direzione della consulenza e della pianificazione di medio-lungo periodo”, continua Trazza. “Circa il 30% di coloro che si sono presentati alle ultime prove di ammissione, arriva dall’ambito bancario, segno evidente dell’evoluzione che sta vivendo il settore, che richiede competenze più evolute rispetto al passato”.
Vigilare è d’obbligo
L’organismo unico che nascerà si occuperà non solo di gestire, ma anche di vigilare sulle due professioni. Secondo Cesare Armellini, presidente di Nafop ci sarà un cambio di statuto e di norme, nonché nuovi vertici che rappresenteranno entrambe le parti. La sfida più importante rimane la definizione di procedure finalizzate alla vigilanza e alla supervisione sull’attività dei consulenti. Un’attività che per alcuni aspetti beneficia dell’esperienza ben radicata nelle autorità di vigilanza italiane, ma che per altri è del tutto nuova, poiché rivolta a un settore per sua natura parcellizzato, caratterizzato cioè da un elevato numero di soggetti abilitati (persone fisiche e società di capitali) operanti su tutto il territorio nazionale. Per Armellini, comunque, “l’Italia si sta finalmente muovendo in direzione dell’evoluzione del mercato. Basta guardare agli altri Paesi europei”.
Il tema della vigilanza degli advisor fee only è oggetto di discussione anche in quei paesi dove la consulenza finanziaria è molto più diffusa e da più tempo. Negli Usa per esempio è stata avanzata la proposta di sottoporre al controllo della Finra (organismo privato che vigila su più di quattro mila società finanziarie) anche gli 11mila consulenti indipendenti registrati presso la Sec (Security exchange commission) costituendo una struttura a loro dedicata.
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