Le banche rischiano di fare lo sgambetto all’Europa mentre la regione cerca di uscire dalla crisi? Il tema, che da qualche settimana faceva parte dell’elenco dei pericoli per la ripresa del Vecchio continente monitorati dagli operatori, è balzato improvvisamente in cima alla lista delle preoccupazioni quando la Bce giovedì 22 ottobre ha annunciato i dettagli dell’operazione di valutazione degli asset dei 130 principali istituti continentali che partirà a novembre.
“Bisogna ricordarsi che i governi dei Paesi periferici hanno bilanci deboli e non sono in una buona posizione per affrontare un rinnovato rallentamento della crescita globale o per offrire assistenza finanziaria ai bilanci del settore privato in difficoltà”, spiega un report Firmato da Chris Iggo, responsabile degli investimenti obbligazionari globali di Axa Investment Managers. “Il settore bancario, con le sue esigenze di capitali, continua a essere parte dell’economia, e di certo si tratta di un fattore che andrà monitorato attentamente”.
Pronti al test
L’esame degli attivi delle banche sottoposte alla vigilanza dell’Eurotower sarà formato da tre differenti elementi: un’analisi di natura qualitativa e quantitativa sui rischi, sulla posizione di liquidità, sul grado di leva e sulla raccolta; una revisione della qualità degli attivi per migliorare la trasparenza, l’adeguatezza, la valutazione del collaterale e gli accantonamenti; uno stress test per esaminare le capacità di resistenza dei bilanci delle banche in situazione di scenario avverso.
“Le autorità potrebbero concludere che alcune banche hanno bisogno di capitali aggiuntivi per controbilanciare le potenziali perdite associate alla qualità degli asset presenti nei libri contabili. I capitali possono essere aumentati in diversi modi ma il nocciolo della questione è che i bilanci più fiacchi e dunque una maggiore necessità di capitali freschi sarà presente in altri Paesi con i bilanci di governo più stressati”.
Banche e debito sovrano
Un altro elemento da tenere in considerazione è la relazione tra le banche e i titoli sovrani visto che gli istituti di credito hanno iscritto parecchio debito statale in bilancio. “Nel caso in cui diventasse meno vantaggioso detenere bond governativi rispetto ai titoli del settore privato – a causa di alcuni cambiamenti nelle ponderazioni di rischio ad esempio – allora una fonte di finanziamento per gli stati risulterebbe compromessa”, dice Iggo. “Pur non sembrando probabile al momento, le sfide normative e di controllo del settore bancario europeo potrebbero comportare ancora un ampliamento dei premi di rischio sovrani e bancari in alcuni Paesi. I mercati del credito stanno monitorando l’eventualità, ma essa non rappresenta ancora un elemento centrale. Se i tassi resteranno bassi, la crescita continuerà a migliorare e i governi e le banche continueranno a rafforzare i bilanci. E quindi potrebbe non essere un problema”.
Il quadro macro
Gli ultimi dati macro dicono che i prezzi al consumo nell’area euro a settembre sono stati confermati a +1,1% anno su anno. La variazione mensile è stata in linea con le attese (+0,5%). Meglio delle attese, il dato sugli ordini industriali italiani che, ad agosto (dopo due mesi consecutivi di calo), hanno fatto registrare un rialzo mensile del 2% grazie in particolare al recupero degli ordini domestici che hanno controbilanciato il calo di mezzo punto percentuale delle richieste dall’estero.
“Il dato di agosto è positivo, soprattutto in vista della produzione industriale nei mesi successivi”, spiega un report di Banca Intermobiliare (Bin). “Una svolta in questo senso, d’altro canto, era stata in parte anticipata dalle buone indicazioni provenienti dagli indici di fiducia delle imprese”.
Le scelte operative
“Le valutazioni si mantengono più attraenti in Europa, soprattutto nell’ambito dei mercati periferici”, continua il report di Bim. “C’è però una grossa incognita sull’entità e sulla sostenibilità della ripresa economica. In questa fase in cui prevale la propensione al rischio, le Borse europee dovrebbero comunque trarre un chiaro beneficio dallo scenario dei flussi, considerato che sinora è rientrata nel Vecchio Continente una frazione minima dei capitali fuoriusciti negli scorsi anni. Tutto considerato, alla luce del supporto derivante dai bassi tassi di interesse, riteniamo vi siano le condizioni per restare costruttivi sul comparto azionario, fermo restando che i livelli raggiunti rendono le Borse più vulnerabili”.
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