Che affare la guerra al cyber-crimine

Lo sviluppo della tecnologia e dei social network pone nuove sfide alle società che lavorano nel campo della sicurezza informatica. E gli investitori drizzano le antenne. Occhio alle M&A e agli sbarchi in Borsa. 

Marco Caprotti 30/10/2013 | 15:02
Facebook Twitter LinkedIn

I dati rubati dagli hacker sono “il più grande trasferimento di ricchezza della storia”. Un’affermazione preoccupante, visto che arriva dal generale Keith Alexander, direttore dell’Agenzia per la sicurezza nazionale americana. La difesa dai crimini cibernetici, però, può diventare una buona fonte di rendimento per gli investitori e, magari, dare una sveglia all’intero segmento tecnologico.

E’ indubbio che l’hi-tech sia nel mezzo di una rivoluzione dettata dalla crescente popolarità dei sistemi mobili di comunicazione come smartphone e tablet, dall’adozione massiccia del cloud computing per l’immagazzinamento dei dati e dal successo dei social network. Tutti elementi che stanno cambiando il modo in cui le aziende fanno business ma che aprono la strada a nuove forme di criminalità. Secondo i dati del produttore di software di sicurezza Symantec, nel 2012 nei sistemi elettronici sono stati trovati 5.291 nuovi punti vulnerabili. Di questi, 451 erano nei sistemi mobili di comunicazione. Un problema che riguarda le aziende, ma anche le persone. Soprattutto se hanno accesso a informazioni sensibili.

Pericolo www
Con lo sviluppo di Internet la situazione è destinata a peggiorare. Secondo uno studio di IMS Research, il numero di apparecchi connessi alla Rete passerà dai 10 miliardi della fine del 2012 a 28 miliardi nel 2020. Una crescita che, presumibilmente, si accompagnerà a un aumento dei cosiddetti malware (un termine che indica i software creati con lo scopo di fare danni). In un anno da marzo 2012 lo Juniper Network Mobile Threat Center ha registrato una crescita del 641% di questo tipo mdi attacchi. I pericoli, nascosti in applicazioni apparentemente sicure (ma che hanno delle alterazioni nei codici) sono diversi. Si va dai sistemi che ordinano pagamenti a determinati conti correnti ad App che nascondono sistemi di spionaggio o che lasciano le porte aperte agli hacker. Tutti sistemi che, nel caso dell’utilizzo ad esempio di telefonini aziendali, possono mettere a rischio anche i dati di una società. Tutto ciò ha un costo. Secondo il Nortorn Cybercrime Report del 2012 questo tipo di delitti colpisce 556 milioni di individui all’anno provocando danni per 110 miliardi di dollari.

Gli sviluppi operativi
In questo scenario le aziende non stanno con le mani in mano. Secondo uno studio della società di consulenza PricewaterhouseCooper, le società spendono mediamente l’8% del loro budget tecnologico per la sicurezza. Il 50% di queste aziende conta di investire ancora di più nei prossimi anni. In America anche l’amministrazione Obama si sta muovendo. L’ultima finanziaria propone di aumentare di 800 milioni di dollari gli investimenti per contrastare il cyber crime. Nel 2011, invece, la Security and Exchange Commission (Sec, la Consob Usa) ha chiesto alle società quotate di rendere pubblici gli attacchi di cui sono stati oggetto e i rischi che prevedono in futuro. Una richiesta comprensibile considerato che, secondo il Mandiant Threat Report, le imprese presenti a Wall Street fra il 2011 e il 2012 sono state sotto attacco degli hacker mediamente per 416 giorni. Il dato è ancora più preoccupante se si considera che il 63% di questi crimini è stato scoperto dopo indagini effettuate da società esterne. Un segno della debolezza delle procedure interne di controllo.

Una situazione di questo tipo crea un mercato dagli sviluppi interessanti. Secondo uno studio della società di ricerca nel settore tecnologico Gartner, le aziende di software dedicato alla sicurezza nel 2012 hanno guadagnato 19,2 miliardi di dollari, una crescita del 7,9% rispetto all’anno precedente. Il mercato della tecnologia e dei servizi di sicurezza cibernetica alla fine del 2013 toccherà i 67,2 miliardi di crescita (61,8 miliardi l’anno scorso) per arrivare a 86 miliardi nel 2016. “Ci aspettiamo di vedere una crescita delle fusioni e acquisizioni nel segmento della sicurezza elettronica”, spiega uno studio firmato da Robert Zeuthen, senior portfolio manager di Boston Company Asset Management (gruppo BNY Mellon). “Il fenomeno interesserà sia le società di hardware sia quelle di software che avranno la necessità di differenziare i propri prodotti o migliorarne l’affidabilità. Inoltre crediamo che molte nuove società si quoteranno sui mercati per cercare i fondi necessari a svilupparsi”. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

LEGGI ALTRI ARTICOLI SU
Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures