Sarà una bolla speculativa come quella di Internet? Il dubbio circola nelle sale operative da quando Twitter ha annunciato di voler sbarcare in Borsa. Una notizia che ha spostato l’attenzione sull’intero comparto dei social network quotati e che ha spinto gli operatori a studiarne le valutazioni per evitare di ripetere gli errori fatti fra la fine e l’inizio degli anni 2000. Il punto di forza di queste piattaforme è la possibilità di raggiungere milioni di potenziali clienti per i quali le aziende che vogliono fare advertising possono creare campagne pubblicitarie ad hoc.
Occhio alle valutazioni
Un business facile da capire. Forse troppo, in un periodo in cui gli investitori sono affamati di rendimento e vanno a caccia del tema del momento senza però tenere conto di alcune variabili. “Una sono i guadagni o, meglio, le potenzialità di guadagno”, spiega Rick Summer, analista di Morningstar. “Molte aziende del segmento social media non hanno ancora guadagni alti. Per questa ragione gli operatori stanno facendo una scommessa azzardata su quello che queste società saranno in grado di incassare in futuro. Le valutazioni cui vengono trattate in Borsa implicano una serie di anni eccezionali in termini di crescita dei profitti e di espansione dei margini. Ma esistono buone possibilità che la maggior parte di queste società non sia in grado di mantenere le promesse”.
Il sentore di un ritorno della follia collettiva che ha caratterizzato l’era cosiddetta dot-com si ha guardando gli indici. Le società quotate nel paniere Russell Midcap Growth Index, con bilanci negativi nei primi tre trimestri di quest’anno, hanno guadagnato il 47,5% contro il 25,4% dell’intero benchmark. “L’elemento che accomuna molte di queste società, a parte i conti, è il fatto che lavorano nei comparti che adesso sono più di moda come social network e cloud computing”, continua Summer.
Il debutto di Twitter
Nel frattempo monta l’attesa per il debutto di Twitter. La società di microblogging ha alzato la forchetta di prezzo per l’Ipo a 23-25 dollari da 17-20 dollari. Mettendo sul mercato 70 milioni di titoli, il sito punta così a rastrellare fino a 1,75 miliardi. Il prezzo di collocamento verrà fissato mercoledì e il giorno dopo, il 7 novembre, avverrà il debutto sul Nyse.
“Ai livelli di prezzo attuali gli investitori che sono alla ricerca di crescita e sono in grado di sopportare la volatilità dei risultati di bilancio e del prezzo delle azioni, possono prendere in considerazione l’investimento”, dice l’analista di Morningstar. “Tuttavia è bene essere disciplinati e far partire gli acquisti quando il titolo sarà sottovalutato”. Summer prende in considerazione due scenari. In quello migliore il fair value del titolo Twitter è di 50 dollari, frutto della capacità dell’azienda di rendere efficienti, dal punto di vista pubblicitario, i suoi 230 milioni di user e della sua abilità di attrarne altri grazie a nuove applicazioni in grado di fidelizzare gli utenti. Il caso opposto prevede che la società utilizzi i proventi del collocamento per difendere la sua posizione di rendita (il suo modello di business è comunque difficile da replicare), senza fare nuovi investimenti. In questo caso l’obiettivo di prezzo potrebbe scendere a 15 dollari.
Pericolo Facebook
C’è poi da considerare “l’effetto Facebook”. Il debutto in Borsa a maggio 2012 del social media fondato da Mark Zuckerberg è stato l’esempio di tutto quello che può andare storto durante un Ipo. La banca che ha accompagnato la società sul listino (Morgan Stanley) è stata da più parti accusata di aver gonfiato il prezzo di offerta. A peggiorare le cose ci si sono messi i suoi analisti specializzati sull’hi-tech che, durante il road show di presentazione ai potenziali investitori, hanno tagliato le stime di crescita. Nelle prime ore del giorno del debutto al Nasdaq, ha combinato una serie di pasticci che sono sfociati in una causa legale e in una multa da parte della Sec (la Consob americana). A quel punto sono arrivati i dubbi degli investitori sui tempi di crescita e sulla capacità della società di guadagnare con le sue strategie. Il risultato è stato che al re dei social network ci è voluto più di un anno per vedere risalire le sue quotazioni.
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