Tutto gira intorno al tapering, la fine della politica monetaria ultra-espansiva della Federal Reserve. Dopo la violenta reazione dei mercati alle dichiarazioni del presidente Ben Bernanke, ora gli operatori ragionano in modo più razionale e meno emotivo sugli scenari futuri, alla luce di quanto dichiarato dal successore Janet Yellen. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio realizzato da Morningstar tra le principali società di gestione che operano in Italia, che conferma la preferenza per le Borse europee rispetto a quella americana.
La Bce dà una mano
Il taglio dei tassi di riferimento di un quarto di punto, allo 0,25%, è un’ulteriore prova dell’impegno della Banca centrale europea nello stimolare la crescita. Nel secondo trimestre, ci sono stati segnali positivi dal fronte congiunturale, ma permangono forti squilibri all’interno dell’area Euro, con paesi come l’Italia ancora in recessione. Inoltre, il processo di riduzione dell’indebitamento continua a minare la ripresa, così come le eccessive politiche di austerità. I gestori (quasi il 70% degli intervistati), tuttavia, sono ottimisti sulle prospettive delle Borse del Vecchio continente nei prossimi sei mesi e si attendono sorprese positive sulla crescita del rapporto tra utili e azioni (earning per share).
Il taglio dei tassi di riferimento di un quarto di punto, allo 0,25%, è un’ulteriore prova dell’impegno della Banca centrale europea nello stimolare la crescita.
Usa, occhi sulla Fed
Gli Stati Uniti sono il paese che più catalizza l’attenzione degli investitori. Qualsiasi decisione della Fed sul tapering potrebbe destabilizzare gli equilibri finanziari, in particolare per quanto riguarda i mercati emergenti e quelli obbligazionari, con conseguente aumento della volatilità. La maggior parte degli indicatori economici è incoraggiante, ma rimane l’incognita sulla soluzione del problema del debito. Sul fronte aziendale, i bilanci sono in salute, tuttavia le valutazioni azionarie sono piuttosto care. In questo scenario, il 38,5% dei gestori non prevede grandi scostamenti dei listini rispetto ai livelli attuali a fronte di un 46% di ottimisti.Tokyo, gestori divisi
In Giappone, il governo di Shinzo Abe prosegue nella politica di stimolo alla crescita, che sta creando un contesto economico più favorevole. I gestori sono però divisi tra chi considera i titoli nipponici interessanti e con buone valutazioni e chi vede spazi limitati per un ulteriore apprezzamento e attende segnali più decisivi sul fronte delle riforme strutturali. Tra gli intervistati, prevale l’ipotesi che la Borsa nipponica oscillerà attorno agli attuali livelli nei prossimi sei mesi.Asia, fase critica
I gestori mostrano preoccupazione per le conseguenze sui mercati emergenti di una contrazione della liquidità, nel caso la Fed decidesse la fine della sua politica ultra-espansiva. A questo rischio si sommano fattori interni, come il rallentamento dell’economia, l’aumento dell’inflazione e un’eccessiva esposizione al credito, soprattutto in Asia, dove l’osservata speciale rimane la Cina. Il 38,5% dei gestori prevede stabilità delle Borse attorno agli attuali livelli a fronte di un 15,4% di pessimisti.Tassi bassi
I tassi di interesse sono destinati a rimanere bassi per favorire le politiche monetarie espansive e la lotta alla deflazione. In Germania e Stati Uniti, i rendimenti dei titoli di stato potrebbero salire per effetto del miglioramento della situazione economica. Per quanto riguarda, invece, il Btp italiano, lo spazio per una riduzione dello spread (differenziale) nei confronti del Bund tedesco è ormai ridotto. Il governativo, tuttavia, potrebbe essere influenzato dalla situazione politica, che rimane incerta.Cambi, forze contrapposte
Il rapporto di cambio tra euro e dollaro è mosso da forze contrapposte. Da un lato, il posticipo del tapering tende ad indebolire il biglietto verde; dall’altro il taglio a sorpresa dei tassi da parte della Bce ha fermato la corsa dell’euro. Tuttavia, una divergenza in futuro tra le politiche delle banche centrali sulle due sponde dell’oceano potrebbe avvantaggiare la divisa americana, dato che il Vecchio continente è in una fase del ciclo economico più arretrata. Per questo motivo, l’84,6% dei gestori prevede una risalita del biglietto verde nei confronti della divisa comunitaria nei prossimi sei mesi.Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 5 e il 12 novembre, 13 delle principali società di gestione e intermediazione operanti sul territorio. Si tratta Albemarle Asset management, Aletti Gestielle, Carmignac Gestion, Eurizon Capital Sgr, InvestBanca, Investitori Sgr, La Française Group, M&G, Pioneer IM, Sella Gestioni, Swiss&Global AM Sgr, Union Bancaire Privée, VG asset management
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.
LEGGI ALTRI ARTICOLI SU