Valerio Baselli: Per Morningstar, Valerio Baselli. All’Etf Investment Conference ho avuto l’opportunità di incontrare Paolo Sardi, amministratore delegato di ECPI Group.
Paolo, grazie mille di essere qui con noi.
Paolo Sardi: Grazie a voi per l’invito.
Baselli: ECPI è una società che costruisce indici finanziari utilizzando criteri di sostenibilità. Ci puoi spiegare velocemente in cosa consiste questo processo? Quali sono le differenze tra costruire un benchmark tradizionale e uno sostenibile?
Sardi: Sostanzialmente non ci sono differenze, nel senso che un indice che contenga elementi di sostenibilità risponde agli stessi criteri di ottimizzazione, di qualità e agli stessi obiettivi di generazione di rendimento. La cosa che cambia è che i componenti dell’indice hanno un elemento di qualità in più che viene definito Esg, ovvero un’analisi che riguarda i rischi ambientali, sociali e di governance. Il tutto attraverso un modello certificato e quantitativo, che fornisce delle valutazioni oggettive in modo da poter selezionare in maniera razionale gli strumenti. L’obiettivo finale di un processo Esg è quello di ridurre il rischio di portafoglio.
Baselli: Qual è lo stato oggi dell’investimento sostenibile in Europa? Ad esempio, mi vengono in mente i benchmark sostenibili di Borsa Italiana, di Ftse, che esistono, però non ci sono strumenti passivi (fondi indicizzati o Etf) che li replicano, come mai?
Sardi: Diciamo che in Europa, per esempio, lo strumento Esg è molto più sviluppato che in Italia, anche se stiamo notando un sempre maggiore interesse del mercato istituzionale in Italia, così come il mercato dei private bankers e dei retail. Ci sono prodotti che sono nati anche quest’anno, di tipo passivo, che stanno avendo un ottimo successo di raccolta, così come prodotti simili negli Stati Uniti, per esempio che investono sul mercato locale, hanno avuto meno successo qua, semplicemente perché per il mercato italiano in sé, un investitore istituzionale non crea uno spicchio dell’asset allocation dedicato all’equity italiana.
Baselli: Perché secondo te gli investitori dovrebbero seriamente pensare di comprare, in questo caso visto che siamo all’Etf Conference, un Etf che replica un benchmark sostenibile invece che uno tradizionale? Quali sono le opportunità che offre in più e i rischi collegati?
Sardi: Posso portare l’esempio di un prodotto di recente lancio che abbiamo creato assieme a Northen Trust. Un fondo che ha l’obiettivo di generare nel medio-lungo termine un rendimento superiore al mercato tradizionale, attraverso due elementi. Uno è l’applicazione di un filtro Esg, che elimina quelle società che presentano dei rischi sopra la media dal punto di vista ambientale, sociale e di governance. Ed è dimostrato attraverso analisi negli ultimi 15 anni che i criteri Esg sono in grado di ridurre, in un caso eclatante fino al 70% il default risk di un portafoglio, quindi è uno strumento molto efficace nella selezione dei titoli.
Il secondo elemento si rifà a come la sostenibilità può ispirare un investimento di tipo tematico, quindi nella selezione dei temi, detti mega trend. Sono legati al concetto di scarsità di risorse, all’aumento della popolazione, che generano tensioni sulla disponibilità di risorse. Ad esempio, si calcola che entro il 2025 l’acqua non sarà più disponibile per tutti. Così come se in Asia aumentasse il consumo di carne, oggi minimo, ci troveremmo in assenza di proteine disponibili. Questo evidentemente non lo vediamo come un problema, ma come un’opportunità, perché vengono sviluppate delle tecnologie, di purificazione dell’acqua piuttosto che cibo alternativo. Questo diventa uno strumento di selezione, che in virtù di questa innovazione tecnologica genererà, e sta già generando, valore.
Baselli: Perfetto, grazie mille a Paolo Sardi.
Sardi: Grazie a voi.
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