“Il disavanzo patrimoniale ed economico dell’Inps può dare segnali di non totale tranquillità”. Ecco cosa ha scritto Antonio Mastrapasqua, presidente Inps, in una lettera (pubblica) inviata pochi giorni fa ai ministri dell’Economia e del Lavoro, Fabrizio Saccomanni ed Enrico Giovannini. A parte la formula politichese, si tratta di una retromarcia che non fa ben sperare, considerando che lo stesso Mastrapasqua, a luglio, dichiarava che “il sistema Inps è in piena sicurezza” (per approfondire, clicca qui).
Il peso dei dipendenti pubblici
Il buco di bilancio, stimato in 9 miliardi di euro, nasce dall’accorpamento nell’Inps di Enpals e Inpdap, nel 2012. In particolare quest’ultimo (ente dedicato ai dipendendi pubblici) ha portato in dote un debito di circa 10 miliardi. Oltre a questo, il presidente Inps ha anche sottolineato la forte contrazione dei contributi per il blocco del turnover del pubblico impiego (cioè, pochissime nuove assunzioni) e al continuo aumento delle uscite per prestazioni istituzionali (cassaintegrazione).
Mastrapasqua ha quindi voluto mettere in guardia l’esecutivo sulle passività del bilancio Inps che si fanno sempre più pesanti e sul bisogno di affrontare la situazione anche da un punto di vista normativo, in modo da razionalizzare il sistema previdenziale pubblico. In sostanza, con questo livello di disoccupazione, con un’economia ancora in recessione, con sempre più pensionati e meno lavoratori attivi, la sostenibilità dell’ente è a rischio. Che sia solo un avvertimento oppure l’inizio di un nuovo, ennesimo, ritocco alla normativa pensionistica, è presto per dirlo.
Tfr battuto negli ultimi 21 mesi
Intanto, le consuete statistiche della Covip, confermano il buon momento della previdenza complementare che, in media, ha battuto il Trattamento di fine rapporto (Tfr) negli ultimi 21 mesi. Dopo il 2012 e il primo semestre 2013, anche il terzo trimestre dell’anno ha registrato sovraperformance per i comparti del secondo pilastro. Da gennaio a settembre, il rendimento medio di ogni categoria è stato superiore alla rivalutazione del Tfr, pari all’1,4%. I fondi negoziali hanno infatti segnato nei primi nove mesi del 2013 un guadagno medio del 3,2%, i fondi aperti del 5,1% e i Pip unit linked del 9%.
Molto dipende, da quale linea e da quale fondo si è scelto. Si va dal -0,4% medio della linea obbligazionaria dei Pip (unica in perdita) fino ai +10,4 e +14,2% delle linee azionarie dei comparti aperti e dei Pip, rispettivamente. In generale, si può comunque affermare che anche quest’anno le linee più aggressive stanno andando meglio, grazie al rally di mercato. Detto questo, è sempre bene ricordare che nell’investimento previdenziale non si può prescindere da un’ottica di lungo periodo.
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