Punti chiave
-Le valutazioni dell’azionario iniziano a essere alte.
-Sul fronte macro ci sono ancora gravi problemi da risolvere.
-Meglio ribilanciare i portafogli e inserire i titoli che resistono ai ribassi.
E se la corsa delle Borse dovesse finire? Un dubbio lecito, considerando i livelli raggiunti da molti indici e l’esperienza degli ultimi anni, quando le previsioni di ripresa di diverse zone del mondo non hanno poi retto alla prova dei fatti. Per essere pronti a ogni evenienza gli operatori consigliano di modificare la composizione dei portafogli e di inserire quei titoli che, in passato, hanno dimostrato di saper navigare in qualsiasi condizione.
Mancano i Tori
La prima preoccupazione riguarda le valutazioni. L’indice Msci Europa da inizio anno (fino al 9 dicembre e calcolato in euro) ha guadagnato il 15,7%, che va ad aggiungersi al +17,3% segnato nel 2012. Il paniere degli Usa ha segnato +23,7% (mentre l’S&P500 ha continuato a fare notizia per i continui record). Il benchmark relativo al Giappone, intanto, ha fatto segnare +20%. In mezzo a questi andamenti, i più scafati conoscitori dei mercati preferiscono usare le pinze. Il premio Nobel per l’economia, Robert Shiller, durante una recente conferenza ha parlato di un rendimento reale dell’equity del 2,5% l’anno nel prossimo decennio. La leggenda Jack Bogle (fondatore di Vanguard e considerato uno degli uomini più influenti del panorama finanziario) ha detto che il panorama azionario è leggermente sopravvalutato (anche se prevede che le azioni continueranno a dare soddisfazioni). Per l’Oracolo di Omaha, Warren Buffett, i titoli hanno valutazioni “in una zona di ragionevolezza”: né troppo care, né eccessivamente sottovalutate. “La sensazione che si ha parlando con gli operatori di mercato è che ci siano i pessimisti e quelli neutrali. Mancano invece gli ottimisti”, spiega Christine Benz, direttore della finanza personale di Morningstar.
I problemi sul tavolo
Dal punto di vista macro, i problemi non mancano. L’Europa comincia a veder la luce alla fine del tunnel della crisi del debito, ma deve fare i conti con un tasso di disoccupazione che il Commissario per gli affari economici dell’Unione ha definito “inaccettabilmente elevati”. Gli Stati Uniti su questo fronte stanno facendo passi avanti, mentre sembrano impantanati sulla questione del debito federale (che potrebbe mandarli in bancarotta). Intanto, per quanto riguarda il Giappone, iniziano a levarsi critiche sull’efficacia del piano di stimolo economico introdotto dal primo ministro Shinzo Abe per portare l’inflazione sopra al 2% e far uscire così il Sol levante dalla deflazione.
Le strategie operative
Secondo un’analisi di Morningstar a livello globale (e mediamente),
I valori delle azioni sono troppo vicini ai target price assegnati dagli analisti
i valori delle azioni sono troppo vicini ai target price assegnati dagli analisti. “La tentazione, in questi casi, è di uscire del tutto dal comparto equity. Ma potrebbe non essere la scelta giusta”, dice Benz. “Sul mercato al momento mancano valide alternative per cui gli operatori continueranno a guardare all’azionario. Uscire adesso significherebbe perdere dei rialzi importanti”. L’alternativa, se si ha paura di una improvvisa frenata delle Borse, è quella di ribilanciare i portafogli. L’idea è quella di capire quali sono gli obiettivi e sistemare gli investimenti in funzione del raggiungimento della meta. Per fare un esempio: un portafoglio che, cinque anni fa, era equamente diviso fra equity e bond oggi avrebbe il 64% di azioni e il 36% di obbligazioni. Ma dobbiamo renderci conto che le valutazioni non sono più quelle di una volta e che ci sono elementi sul mercato che potrebbero frenare le Borse. A questo punto è bene inserire titoli di aziende di qualità, che in passato hanno dimostrato di saper resistere alle tempeste e che hanno valutazioni interessanti”.
Le opportunità
In questo senso delle opportunità si sono create. “Con il rally dei listini è tornato l’appetito per il rischio e molti operatori sono andati a caccia di rendimenti più alti abbandonando le società più solide ma considerate, da quel punto di vista, più noiose”, dice Benz. “Ci sono delle buone opportunità nel comparto energetico e delle materie prime. Beni di consumo voluttuari e tecnologia, invece, sembrano troppo cari. Il consiglio generale, in ogni caso, è quello di guardare le large cap di qualità”.
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