Punti chiave
-I numeri macro parlano di crescita degli Usa.
-I dati sull’occupazione sono di “buona qualità”.
-Gli investitori iniziano a dimenticare il tapering.
-La situazione è ideale per l’azionario.
Gli Stati Uniti si sono messi alla finestra in attesa di saperne di più sullo stato dell’economia. E, di conseguenza, sul futuro delle iniezioni di liquidità della Federal Reserve. Come risultato, l’indice Msci della regione nell’ultimo mese (fino al 6 dicembre e calcolato in euro) ha guadagnato lo 0,81%.
Una performance che ha portato a +23,7% l’andamento da inizio anno e mostra il dilemma all’interno del quale si stanno muovendo gli operatori: numeri macro positivi segnalano un buon stato di forma della congiuntura americana (con tutte le ricadute positive sulle industrie), ma implicano la chiusura dei rubinetti da parte della Fed.
Occupazione di qualità
Il numero più atteso delle ultime settimane è stato quello del tasso di disoccupazione a novembre. I risultati pubblicati nei giorni scorsi dicono che è calato al 7% dal 7,3% del mese precedente. Nel periodo, inoltre, sono stati creati 203mila posti di lavoro. I dati, riportati dal Dipartimento del lavoro, sono nettamente migliori delle attese degli analisti. In novembre il settore privato ha generato 196mila nuovi impieghi (+27mila nel settore manifatturiero), mentre il settore pubblico ha contribuito con 7mila nuove posizioni. Il governo ha rivisto a +200mila da +204mila i posti di lavoro creati in ottobre. La settimana media di lavoro infine è cresciuta di 0,1 ore a 34,5 ore, mentre i salari orari sono aumentati di quattro centesimi a 24,15 dollari. “In passato ci siamo lamentati per i dati che arrivavano sull’occupazione, anche quando erano positivi”, dice Robert Johnson, responsabile della ricerca economica di Morningstar. “Spesso, infatti, erano di scarsa qualità: molti posti erano in segmenti dove si lavorava poche ore e con stipendi ai minimi. Questa volta, invece, si sono registrati miglioramenti significativi in comparti importanti come il manifatturiero, i trasporti e la salute. Insomma, i numeri indicano chiaramente una crescita duratura”.
Sotto la lente ora c’è il mercato immobiliare statunitense (quello che fa da volano a tutta l’economia interna degli Usa). Gli ultimi dati dicono che i nuovi cantieri a ottobre sono cresciuti del 6,2%. Il trend è crescente se si pensa che a settembre il dato aveva messo a segno un aumento del 5,2% a 974mila nuovi cantieri. “In questo caso, però, bisogna tenere conto che i dati di settembre e ottobre non sono molto affidabili a causa dello shutdown (la chiusura degli uffici federali per mancanza di fondi, Ndr). Il confronto migliore, quindi è quello con i numeri dell’anno scorso. Da questo viene fuori che il segmento del mattone sta perdendo un po’ di spinta”.
Gli spunti operativi
“Le indicazioni che ci arrivano dai mercati dicono che gli operatori stanno mettendo nel cassetto le preoccupazioni legate al tapering e stanno ricominciano a guardare alla crescita economica del paese”, dice l’economista di Morningstar. “Questa è una buona notizia, soprattutto per il segmento equity. A questo punto, se dovessero arrivare delle notizie negative, l’eventuale volatilità potrebbe essere interpretata come un segnale per prendere posizione sull’azionario. In particolare nei settori più interessati al ciclo economico”.
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