Punti chiave
-Forti deflussi hanno colpito il fondo Pimco Gis Total return da inizio anno.
-Bill Gross non si piega alla moda della massima flessibilità nell’abbattere la duration.
-Gli analisti di Morningstar confermano il rating Gold.
Anche i campioni possono avere un calo di popolarità. E’ quello che sta accadendo alla medaglia d’oro, Pimco Gis Total Return, clone europeo dell’omologo americano gestito dal “re dei bond”, Bill Gross. Dall’inizio dell’anno, il patrimonio è diminuito del 29% a causa dei deflussi (-11% negli Stati Uniti).
Occhio alla duration
In una nota, Eric Jacobson, analista di Morningstar, indaga le ragioni per capire se la causa è legata alla gestione del fondo o a un cambiamento nelle preferenze degli investitori. La chiave di lettura per comprendere quello che sta accadendo è la duration, indicatore della sensibilità di un portafoglio obbligazionario alle variazioni dei tassi di interesse. Bill Gross l’ha sempre tenuta intorno a un valore di più o meno due anni rispetto al benchmark, il Barclays US aggregate bond. Inoltre, nonostante l’ampia flessibilità, ha limitato la quota di high yield (titoli di minor qualità) al 10% e quella dei mercati emergenti al 15%.
“I flussi di investimento suggeriscono, e Gross ne è convinto, che molti investitori vogliono dare più libertà ai manager di abbattere la duration”, spiega Jacobson. Negli Stati Uniti, ma anche in Europa, la raccolta, infatti, continua a fluire verso le categorie meno tradizionali del reddito fisso, come gli high yield, a discapito dei governativi. “Cambiare le regole del fondo, tuttavia, non è per Pimco la giusta soluzione per affrontare il rischio di un incremento dei tassi di interesse”, spiega l’analista. “Gross pensa di avere abbastanza strumenti per rimanere competitivo ed è impegnato a salvaguardare l’interesse dei sottoscrittori che preferiscono un prodotto che non snaturi le sue caratteristiche”.
Ancora medaglia d’oro
Gli analisti di Morningstar confermano il giudizio “Gold” sul fondo, dal momento che “il gestore ha dimostrato come sia ancora capace di vincere sia nelle fasi rialziste (come nel 2012), sia in quelle ribassiste (2008)”. Riconoscono, però, che gli investitori devono essere consapevoli della strategia adottata da Gross e non cercare la performance di breve periodo. Non è un prodotto adatto a chi ha obiettivi speculativi o a chi chiede al gestore una totale libertà di movimento.
In effetti, qualche passo falso c’è stato. Nel secondo trimestre, il comparto ha registrato una brusca flessione a causa dei titoli del Tesoro statunitensi indicizzati, che sono stati penalizzati dal rialzo dei rendimenti delle lunghe scadenze, iniziato a maggio 2013. Ha dato un contributo negativo alle performance anche l’esposizione ai mercati emergenti. Nel 2011, invece, Gross non era riuscito a cogliere il rialzo dei prezzi dei Treasury, in quanto aveva ridotto l’esposizione al segmento, avendo una visione negativa su questi titoli, poi smentita dai fatti.
“Negli ultimi anni, le strategie macro hanno dominato i processi decisionali”, spiega Jacobson, “anche per effetto della crescita degli attivi in gestione. Nel tempo, però, Gross e il suo team hanno dimostrato l’ampiezza e la profondità delle loro competenze. Il 2012, per esempio, si è chiuso con un rendimento del 6,9% (in euro per la classe E). E pur beneficiando del posizionamento favorevole nei titoli del Tesoro americano, il grosso della sovraperformance del fondo è giunto da altri settori, come i Mortgage backed securities (titoli garantiti da mutui ipotecari, Ndr), sia di agenzie che di enti privati, ma anche dalle esposizioni verso titoli societari investment grade, gli high yield e il debito dei mercati emergenti”.
In difesa
Recentemente il portafoglio è diventato più conservativo, nella convinzione che la maggior parte delle classi di attività avesse raggiunto il prezzo equo. Alla data del 31 ottobre, la duration risulta inferiore di oltre un anno rispetto a quella dell’indice di riferimento, i Treasury in portafoglio hanno scadenze medie e l’esposizione ai titoli investment grade è intorno al 6%. E’ diminuito il peso degli Mbs, degli high yield e degli emergenti, mentre la quota di titoli di stato americani indicizzati all’inflazione è rimasta del 12%. Da inizio anno al 30 novembre, il comparto ha perso il 4,9% in euro (sempre la classe E), posizionandosi al 55 percentile della categoria Obbligazionari diversificati in dollari, una performance lontana da quella del 2011, quando era sprofondato al fondo della classifica. In ogni caso, l’intenzione di Gross di non piegarsi alle “mode” rafforza la proposizione strategica (e non tattica) di questo fondo all’interno di un portafoglio di investimento.
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