Punti chiave
- Uno studio a cura del gruppo assicurativo Mercer ha confrontato i sistemi previdenziali di 20 paesi e creato un rating relativo alla pensione pubblica.
- Gli Stati del nord Europa si sono confermati i più avanzati in questo senso. Lo studio ha creato quattro fasce in base ai parametri di valutazione.
- L’Italia non fa parte dei paesi presi in esame, ma secondo la metodologia utilizzata si piazzerebbe tra le seconda e terza fascia.
I cittadini danesi, probabilmente delusi per la mancata qualificazione alla prossima coppa del mondo in Brasile, possono rifarsi con la vittoria schiacciante in un’altra competizione internazionale, decisamebnte più importante: quella dei sistemi pensionistici. È questo il risultato del Melbourne Mercer Global Pension Index, l’indicatore realizzato dal gruppo assicurativo australiano Mercer per la valutazione dei sistemi previdenziali di 20 paesi del mondo, presentato lunedì 9 dicembre a Roma durante il seminario Previdenza e Assistenza: proposte per un approccio integrato, organizzato da Assoprevidenza (Associazione italiana per la previdenza e l’assistenza complementare), Mercer Italia, Studio Attuariale Orrù & Associati, con il contributo del Fondo Pensioni del Personale di BNL/BNP Paribas Italia.
Nord Europa pigliatutto
Per valutare gli schemi pensionistici di Stati dalle diverse strutture politico-sociali e difformi condizioni economiche, Mercer ha utilizzato svariati parametri riuniti in tre macro-categorie: adeguatezza, sostenibilità, integrità (regolamenti, costi, governance), che hanno dato vita a un rating dei sistemi previdenziali. La Danimarca è stato l’unico paese ad aver ottenuto la massima valutazione (eccellente), seguita poi da Olanda e Australia. I paesi europei nordici si confermano comunque i migliori, con ben tre posti nella top five.
L’analisi ha evidenziato quattro diverse fasce di valutazione dei paesi:
- Sistemi dalla struttura eccellente: solo la Danimarca ha raggiunto questo livello;
- Sistemi dalla struttura sana, con buone caratteristiche generali, ma con aree di possibile miglioramento: Olanda, Australia, Svezia, Cile, Canada, Regno Unito, Svizzera e Singapore;
- Paesi con sistemi previdenziali buoni, ma che presentano carenze che vanno risolte per mantenere la sostenibilità sul lungo periodo: Germania, Francia, Brasile, Stati Uniti, Messico, Polonia;
- Sistemi previdenziali di paesi che presentano grandi aree di debolezza che vanno affrontate, per non mettere in dubbio la loro efficacia e sostenibilità: Giappone, India, Corea, Cina e Indonesia.
Italia indietro
L’Italia non rientra tra i paesi monitorati, ma, se lo fosse stata, si sarebbe piazzata a cavallo tra la seconda e la terza fascia, non proprio un risultato soddisfacente. Le ristrettezze delle risorse pubbliche e l’esigenza di non tagliare le prestazioni sociali evidenziano infatti un problema di sostenibilità che riguarda l’intero sistema di welfare italiano, sia nella sua componente previdenziale, sia in quella assistenziale. “L’opportunità di aprire una riflessione sul modello di welfare in funzione del mutato quadro economico e sociale è argomento ampiamente dibattuto”, ha commentato in una nota Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza. “È assolutamente urgente definire il ruolo che gli istituti della previdenza e dell’assistenza complementare, fondi pensione e casse di assistenza, potranno sostenere nell’auspicata costruzione di un sistema di welfare integrato”.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.