Punti chiave
- Il 2013 è stato un annus horribilis per l’oro, che ha perso quasi il 30% del proprio valore.
- Gli analisti si dividono tra chi prevede che il trend ribassista continuerà e chi invece pensa che il peggio sia passato.
- Nel lungo periodo, tuttavia, il metallo giallo ha dimostrato di essere un’assicurazione efficace in momenti di difficoltà.
Nel 2013 il lingotto ha lasciato per strada quasi il 30% del proprio valore. Dopo un anno così nero, la domanda che oggi si pongono in molti è: la corsa è davvero finita? La risposta è tutt’altro che semplice, tant’è che la comunità finanziaria sembra divisa.
Gli orsi
“Dallo scoppio della bolla Internet nel 2000 al picco massimo del valore aurifero nel settembre 2011 (1.920 dollari all’oncia ndr), la corsa sfrenata dell’oro ha coinciso con un decennio di rendimenti azionari ai minimi. Da allora, il metallo giallo ha subito la ripresa dell’equity e del dollaro, e il trend è solo all’inizio (attualmente il valore all’oncia è di 1.228 dollari, ndr)”, spiega Dominic Rossi, responsabile globale degli investimenti azionari di Fidelity, in una nota per Morningstar. “Il biglietto verde sta uscendo da un lungo periodo di debolezza, e questo peserà sui prezzi delle materie prime, oro su tutte”.
Gli analisti di Goldman Sachs sono ancora più precisi nelle loro previsioni che indicano un ribasso del 15% nel prezzo aurifero per il 2014. “L’oro si è rivelato estremamente sensibile alla politica monetaria della Fed. Lo scorso settembre, quando c’è stato l’annuncio a sorpresa da parte della Banca centrale americana, che ha dichiarato l’intenzione di proseguire col quantitative easing, c’è stato un balzo immediato del 5% del valore aurifero”, si legge nel report di Goldman. “Al contrario, a metà novembre, quando le notizie relative al tapering della Fed hanno ripreso vigore, il metallo giallo ha perso il 3% in una sola seduta”.
I tori
Eppure, non tutti sono concordi nel dare per spacciato l’oro. Secondo Victor Thianpiriya, analista materie prime di ANZ Bank, il prezzo del metallo potrebbe risalire fino a 1.450 dollari l’oncia l’anno prossimo, grazie soprattutto alla domanda cinese. “La Cina ha sorpreso i mercati con la quantità acquistata negli ultimi mesi, senza dimenticare che anche l’India potrebbe tornare a comprare metallo giallo in forte quantità”, si legge nella nota. Secondo le statistiche del World Gold Council, infatti, Il terzo trimestre 2013 ha visto acquisti cinesi per 218 tonnellate d’oro, il 18% in più rispetto allo stesso periodo nel 2012. Inoltre, Thianpiriya è convinto che il mercato abbia già prezzato l’eventuale tapering della Fed, e che quindi il progressivo cambiamento della politica monetaria statunitense non produrrà grosse ondate di vendite sull’oro.
Resta un’assicurazione
Una recente analisi di Bullion Vault, società inglese che offre servizi per la compravendita d’oro, ha messo a confronto le performance di dieci diverse asst class dal 1973 (anno in cui viene interrotto il gold standard) al 2013 (dati in dollari). In questi 41 anni di storia finanziaria si notano alcune cose:
- L’oro è l’asset class più volatile.
- Nel decennaio che va dal 2002 al 2011, l’oro si è piazzato tra i primi tre posti per ben otto anni.
- Il 2013 ha registrato la peggior performance annuale degli ultimi 32 anni (la terza peggiore in assoluto).
- Il metallo giallo tende a salire quando i mercati azionari scendono e viceversa.
È interessante fare dei confronti su orizzonti temporali così estesi, in quanto si nota che, a prescindere dai singoli rendimenti annuali, l’oro ha comunque svolto una funzione di assicurazione in un portafoglio diversificato nei momenti di difficoltà. Come scrive Maurizio Mazziero, esperto di materie prime, in una recente nota: “c’è ancora scettiscismo sulle manovre non convenzionali delle Banche centrali ed è quindi normale che l’oro costituisca un’assicurazione nel caso di una perdita di fiducia nelle valute. Insomma, la battaglia è ancora lunga, coloro che hanno pervicacemente creduto nel potere di protezione del metallo giallo dovranno soffrire in silenzio, ancora una volta, e ripercorrere le numerose motivazioni che li hanno spinti a investire nel re dei metalli”.
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