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L'hi-tech stavolta non dà la febbre

La crescita record del Nasdaq, dicono gli operatori, non porterà a una bolla speculativa come quella del 2000. I mercati sono cambiati. E sui listini ci sono ancora delle occasioni. 

Marco Caprotti 08/01/2014 | 15:04
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Punti chiave

-Il Nasdaq ha toccato livelli che non vedeva dal 2000.

-Molti temono una nuova bolla speculativa.

-Ma il comparto tecnologico è cambiato e, con esso, le scelte degli investitori.

-Occhio alle M&A e a chi ha il vantaggio competitivo.

Lo spettro della bolla delle dotcom si aggira di nuovo per i mercati. A farlo aleggiare è l’indice Nasdaq Composite che, nel 2013, ha fatto segnare +38% riportando (il 26 novembre) il benchmark sopra quota 4mila punti. Un livello che non toccava da 13 anni, da quando cioè il mercato dei titoli hi-tech è crollato mettendo la parola fine a una febbre che aveva contagiato investitori professionisti e risparmiatori. Tutti pronti a buttarsi sui titoli di qualsiasi azienda che avesse anche solo un vago sapore di Internet (in molti a Piazza Affari ricordano ancora il caso di Basic Net, azienda di abbigliamento che, solo per il suo nome, è stata oggetto di forti acquisti).

Il rally dei tecnologici alla fine degli anni ’90 è stato così forte che il peso delle aziende del segmento all’interno dell’S&P500 è passato dal 5% del 1992 al 33% nel 2000. Tutti titoli che, con lo scoppio della bolla speculativa avvenuta a marzo di inizio secolo, hanno più che dimezzato il loro valore. Naturale, quindi, che molti operatori guardino con sospetto i nuovi massimi.

Qualcosa è cambiato
“Ci sono alcune differenze fra allora e oggi e gli investitori che hanno un’esposizione sui tecnologici - o la stanno prendendo in considerazione – dovrebbero tenerle bene a mente”, spiega uno studio di Fidelity Investments. “Nel 2000 c’era un’esuberanza speculativa che portava a immaginare grandi profitti per queste aziende. I calcoli, però, non avevano nessuna base razionale. Oggi, invece, le previsioni sono più realistiche. Il settore tratta ben al di sotto della media degli ultimi 15 anni (in rapporto agli utili attesi per i prossimi 12 mesi). Bisogna poi sottolineare che la corsa del Nasdaq sta avvenendo a un ritmo più blando rispetto a quella della febbre delle dotcom. A differenza di quel periodo, inoltre, la crescita del listino è accompagnata dai solidi record toccati anche dagli altri indici di riferimento di Wall Street”.

Va poi considerato l’atteggiamento degli operatori che mostra un cambiamento radicale rispetto all’esuberanza di 13 anni fa. “Gli investitori stanno premiando le aziende che hanno già una posizione forte all’interno dei diversi segmenti che formano l’universo hi-tech”, spiega Peter Wahlstrom, analista di Morningstar. “Questo è anche il frutto delle dinamiche commerciali che stanno interessando il comparto: i consumatori continuano a gravitare intorno alla telefonia mobile e al cloud computing, mentre si registra la debolezza del segmento Pc”.

Le scelte operative
Tutto questo non significa che l’atteggiamento speculativo sia scomparso. Oggi, rispetto ad allora, è indirizzato verso nuove strategie. “Le voci sulle operazioni di fusione e acquisizione hanno sostenuto i corsi azionari, soprattutto nel segmento della telefonia”, continua l’analista di Morningstar. “Gli ultimi rumor, per quanto riguarda gli Stati Uniti parlano di un matrimonio fra Sprint e T-Mobile. Le nozze farebbero bene a entrambi, permettendogli di competere con AT&T e Verizon Wireless. Bisogna però vedere se le autority permetteranno la concentrazione del mercato nelle mani di tre operatori soltanto”.

Dal punto di vista operativo Wahlstrom consiglia di continuare a seguire i titoli che hanno un maggiore vantaggio competitivo. “Apple e Samsung, ad esempio, hanno lasciato decisamente indietro Blackberry e Nokia. Dovranno fare comunque i conti con un mercato degli smartphone in rallentamento nei prossimi anni. La loro posizione di vantaggio dipenderà da come sapranno cavalcare la crescita nell’utilizzo dei tablet”. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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