Punti chiave
- Il mercato russo è sottovalutato e “poco amato” dagli investitori. Nonostante ci siano ancora problemi politici e di governance, la Russia sta vivendo importanti riforme strutturali.
- Queste ragioni hanno spinto il guru Jim Rogers, e non solo, a indicare Mosca come una delle scommesse su cui puntare per i prossimi anni.
- Il settore bancario e quello dei consumi sono quelli con maggiore potenziale di crescita.
Russia is changing. La Russia sta cambiando. È questa l’estrema sintesi del pensiero di Jim Rogers, fondatore della società Quantum Fund assieme a George Soros nel 1970, oggi considerato uno degli investitori più influenti a livello internazionale, e quindi anche più seguiti nelle scelte. “Penso che la Russia sia probabilmente uno dei paesi più odiati al mondo”, si legge sul suo blog personale. “Non credo che tante persone abbiano molte cose positive da dire sulla Russia e su Putin. Sono stato pessimista sul paese da sempre, da quando ho cominciato nel 1966 fino all’anno scorso, in pratica 46 anni. Ma sono giunto alla conclusione che, poiché è così odiata, e si dovrebbe sempre guardare a mercati che sono odiati, probabilmente ci sono buone opportunità in Russia in questo momento”.
Questo autorevole cambio di rotta ha sicuramente acceso i riflettori sulla Borsa di Mosca (cresciuta l’anno scorso dello 0,69%; dati in euro sull’indice Msci Russia), e le varie interviste di Rogers rilasciate recentemente a numerose emittenti televisive d’Oltreoceano lo confermano. In realtà, il guru americano non è l’unico ad aver notato come l’ex paese sovietico stia cambiando.
“Crediamo che sia arrivato il momento di assumere un po’ più di rischio sui mercati europei, anche nella poco amata Russia”, si legge in un report di Alken Asset Management. “La Russia è il mercato emergente più economico, eppure poche persone se ne stanno interessando. Le valutazioni attuali sono di gran lunga inferiori alla media a lungo termine, anche per gli standard russi. Le società principali della Borsa moscovita, Sberbank e Gazprom, sono buoni esempi di aziende a basso costo”.
Il potenziale del settore bancario
“La Russia è un immenso mercato bancario poco penetrato, con circa 110 milioni di conti bancari, un basso numero di carte di credito e poche polizze assicurative”, prosegue lo studio. “Un settore finanziario che mostra un forte potenziale di crescita a lungo termine, dominato proprio da Sberbank, con il 30% di quota di mercato complessiva e il 50% dei mutui (tendenzialmente i russi non hanno mutui perché la maggior parte di loro ha eredito la propria casa gratuitamente dallo Stato alla fine del regime sovietico). Certo, si può discutere quanto si vuole sulla corporate governance e sul rischio politico in Russia, ma il governo è un importante azionista di Sberbank e Gazprom, quindi crediamo che gli interessi degli investitori siano in fin dei conti allineati”.
Primo mercato europeo nel 2020?
Ed è proprio una ricerca di Sberbank a rivelare che entro il 2020 la Russia potrebbe diventare il primo mercato europeo dei beni di consumo, scavalcando la Germania, e il quarto al mondo, dopo Cina, Stati Uniti e Brasile. Secondo l’istituto di credito, è vero che petrolio e gas rappresentano i due terzi del mercato azionario russo ma non bisogna omettere che i consumi interni sono pari al 65% dell’economia. Inoltre, Mosca, con i suoi 82 centri commerciali (alcuni tra i più grandi d’Europa), è diventata “la città dei consumi”. La scarsa attitudine dei russi al risparmio, dovuta presumibilmente ai retaggi del regime in cui c’era mancanza dei prodotti da comprare, ha posto il paese ai primi posti in Europa per la vendita di auto, cellulari, cosmetici e prodotti di lusso.
Mosca a Piazza Affari
Gli investitori italiani possono esporsi al mercato russo scegliendo tra 54 diversi fondi comuni (contando tutte le classi) e quattro Exchange traded fund quotati su Borsa Italiana. Gli analisti di Morningstar invitano, sempre e comunque alla cautela, quando si sceglie un fondo specializzato su un singolo paese e suggeriscono di dedicare al massimo una piccola porzione di un portafoglio molto diversificato.
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