Le riforme strutturali attuate nel corso dell’ultimo decennio, spinte dall’accordo firmato con il Fondo monetario internazionale nei primi anni del 2000, hanno permesso alla Turchia di intraprendere un solido percorso di politica economica virtuosa. Questo ha permesso al mercato azionario domestico di rimbalzare fortemente dallo scoppio crisi finanziaria globale (l’indice Msci della regione ha segnato l’11,1% annualizzato negli ultimi cinque anni).
Tuttavia, il paese che fa da cerniera tra Occidente e Oriente si trova ora a un bivio. L’ultimo grattacapo, dopo i tumulti sociali dell’anno scorso, è l’attuale indagine su presunte corruzioni in seno al governo del primo ministro Recep Tayyip Erdogan. Lo scandalo mette in dubbio l’indipendenza della polizia e della magistratura. Molte aziende nazionali e internazionali hanno per il momento congelato tutte le importanti decisioni commerciali e di investimento, minando così l’espansione economica.
Oltre ai problemi politici, ci si mettono anche le non più rosee prospettive economiche. L’inflazione si libra sopra il 7% e la lira turca si è deprezzata rispettivamente del 17% e del 21% nei confronti del dollaro e dell’euro nel 2013. Un brutto colpo per le aziende il cui valore delle esportazioni diminuisce. Inoltre, il disavanzo delle partite correnti ha raggiunto il 7% del Pil, mentre il risparmio privato e gli investimenti esteri sono in calo. L’impressionante tasso di crescita annuo del 9% nel 2010 e nel 2011 è stato principalmente raggiunto grazie ai consumi privati e agli investimenti immobiliari. Questo non era un sentiero di crescita sostenibile.
Shock monetario fallito
Dopo essersi rifiutata per tutto l’anno passato di aumentare i tassi d’interesse (nonostante l’alta inflazione), la Banca centrale turca ha cambiato idea e la settimana scorsa ha alzato il costo del denaro in maniera aggressiva, decisamente sopra le attese, proprio allo scopio di placere la svalutazione. Il tasso overnight è stato portato dal 7,75 al 12% mentre quello settimanale, che è diventato il nuovo parametro di riferimento, dal 4,5 al 10%. La reazione è stata immediata: subito dopo l’operazione, la lira turca è rimbalzata del 4,1% sul dollaro. Dai minimi di 2,39 contro il dollaro toccati appena due giorni prima, la lira turca ha recuperato nelle prime ore della mattina quasi il 10%, cancellando in buona parte le pesanti perdite accusate dall’inizio dell’anno. In seguito, però, ha ripiegato intorno a quota 2,23 dollari riducendo il guadagno giornaliero a poco più dell’1% e nel pomeriggio è addirittura scesa in rosso fino a 2,27 sul dollaro, a conferma della grande volatilità sui mercati emergenti.
L’indice
L’Msci Turkey Index offre esposizione al mercato azionario in Turchia. I componenti devono soddisfare dei criteri minimi per la liquidità, nonché restrizioni alla proprietà estera. I titoli sono pesati sulla base della capitalizzazione di mercato aggiustata per il flottante (per assicurare una maggiore liquidità al benchmark, considerata l’alta concetrazione nella proprietà di molte aziende). L’indice viene rivisto su base trimestrale. Attualmente, si contano 25 titoli azionari in portafoglio. Il benchamark è fortemente concentrato nelle prime tre società, le quali rappresentano circa il 35% del suo valore. Il settore finanziario, il più rappresentato, pesa il 49% del valore dell’indice, seguiti da beni di consumo (15%) e titoli industriali (13%).
iShares MSCI Turkey UCITS ETF
Il fondo, 296 milioni di euro di patrimonio gestito al 31 gennaio 2014, utilizza la replica fisica per tracciare il suo indice di riferimento. Intende cioè investire in tutti i componenti dell’Msci Turkey Index e con lo stesso peso. iShares può effettuare operazioni di prestito titoli, al fine di ottimizzare le prestazioni, con una limitazione al 50% del portafoglio. BlackRock agisce come gestore. Le operazioni di prestito sono coperte usando un collaterale costruito in base alle norme Ucits. Il collaterale è detenuto in un conto da una parte terza. Il grado di sovracollateralizzazione è in funzione delle attività previste come garanzia, ma varia tipicamente da 102,5% al 112%. I guadagni del prestito titoli vengono divisi; il 60% all’Etf e il 40% a BlackRock.
La liquidità derivante dai dividendi delle azioni sottostanti viene trattenuta nel fondo fino al momento della distribuzione, che avviene su base trimestrale. Questa pratica può potenzialmente creare una differenza negativa tra i rendimenti, durante le fasi di mercato rialzista, visto che i dividendi non vengono reinvestiti nel fondo. Vale però anche il contrario
Le commissioni totali, espresse dal Ter, sono pari allo 0,74%, le più care della categoria.
Alternative
C’è un solo altro Etf disponibile in Italia che traccia lo stesso indice: l’UBS ETF MSCI Turkey UCITS. Anche questo fondo utilizza la replica fisica completa. Per ricalcare l’andamento del benchmark, Ubs può far uso di contratti derivati, il che genera un rischio di controparte, comunque attenuato dal collaterale utilizzato. La distribuzione dei dividendi viene effettuata su base semestrale e l’indice Ter è pari allo 0,60%. Gli asset gestiti sono pari a 8,3 milioni di euro.
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