Nike, incognita emergente

Il gruppo americano è il leader indiscusso nello sportwear e promette di mantenere salda la sua posizione anche nel futuro. L'incertezza sull'andamento della domanda in Cina, però, potrebbe pesare negativamente sulle nostre stime.  

Francesco Lavecchia 04/02/2014 | 14:24
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Sul futuro di Nike pesa l’incognita dell’andamento delle economie emergenti. Il mercato, però, valuta il titolo del colosso dello sportwear attorno ai 70 dollari, con un margine del 10% rispetto alla nostra stima del prezzo obiettivo che è di 64 dollari per azione. Nonostante la temibile concorrenza nel settore, i nostri analisti riconoscono alla società americana una posizione di vantaggio in virtù della forza del suo marchio, uno dei più famosi e riconosciuti al mondo, e agli alti volumi di vendita. Questi due fattori, infatti, le permettono di applicare un elevato mark-up ai suoi prodotti e di ammortizzare i costi operativi mantenendo margini di profitto consistenti. 

“Nike investe cifre enormi nel marketing e la presenza di testimonial di fama internazionale aggiunge credibilità alle nuove innovazioni di prodotto”, dice Paul Swinand analista azionario di Morningstar. “Ecco perché, anche in presenza di fasi congiunturali negative, i nuovi lanci dell’azienda riescono costantemente a fare meglio di quelli dei competitor”.

Nel futuro c'è il calcio
Tra i principali fattori di crescita di lungo periodo c’è senza dubbio l’espansione del gioco del calcio nei paesi in via di sviluppo. In questi mercati, dove il livello medio dei prezzi e il grado di penetrazione dei prodotti tecnici stanno registrando un costante progresso, Nike continua infatti a guadagnare peso. Relativamente alle aree geografiche, invece,  l’Asia ed in particolare la Cina, dove l’azienda è già leader con un fatturato di oltre 2,4 miliardi dollari nel 2013, è la regione che presenta le prospettive più interessanti, ma anche quella a cui sono legati le maggiori incognite sulle stime dei nostri analisti.

Nei prossimi cinque anni ci aspettiamo una crescita del fatturato a un tasso medio del 9% e il progressivo miglioramento del margine operativo, che dovrebbe salire dall’attuale 12% al 15,5% nel 2018. Un forte indebolimento della domanda cinese, però, costringerebbe gli analisti a rivedere al ribasso le previsioni e a ridurre in maniera significativa anche il prezzo obiettivo.

 

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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