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Al Giappone manca già il fiato

La svalutazione dello yen non serve a rilanciare le esportazioni del paese che deve difendersi dalla concorrenza degli emergenti. E l'Abenomics non sembra la scelta giusta per dare la spinta alla congiuntura  nel lungo termine. 

Marco Caprotti 06/02/2014 | 12:14
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L’Abenomics rischia di essere soltanto un provvedimento di breve respiro. Il piano di spinta economica introdotto dal governo guidato da Shinzo Abe sta dando qualche risultato nel breve periodo, ma gli operatori hanno dubbi sulla tenuta della crescita. Una perplessità che è ben evidenziata dai corsi di Borsa. L’indice Msci del Sol levante nell’ultimo mese ha perso il 7,4% (+21,6% nel 2013).

Certo, il Pil del terzo trimestre è cresciuto a un tasso annualizzato dell’1,9%, superando le attese degli economisti di una rivalutazione dell’1,7%. Il rallentamento rispetto ai primi due trimestri dell’anno, archiviati con un +4,3% e 3,8%, è comunque marcato ed è stato causato dalla contrazione delle esportazioni dello 0,6% rispetto al secondo quarto e da una aumento (solo marginale, nell’ordine dello 0,1%), dei consumi. Qualche buona notizia non manca. Le vendite di auto nuove a gennaio in Giappone sono salite del 27,5% su base annua a 292.446 unità. Si tratta del quinto aumento consecutivo, ha spiegato l’Associazione giapponese dei concessionari. Le vendite di autovetture sono aumentate del 28% a 264.278 unità, mentre quelle di camion sono cresciute del 24,4% a 27.587 unità.

“Il Giappone spicca per il fatto che dopo una prima parte del 2013 positiva in seguito all’insediamento del primo ministro Abe, negli ultimi sei mesi il Topix è stato stabile”, spiega uno studio di Moneyfarm. “I mercati ora aspettano per il 2014 dati e riforme concrete che completino un processo di rinnovamento economico e istituzionale iniziato con un nuovo corso di politica monetaria molto più espansiva e attiva che in precedenza”.

Gli occhi sullo yen
I fari degli operatori, intanto, restano puntati sullo yen. Tra gennaio 2013 e il primo mese del 2014, la valuta nipponica si è svalutata di oltre il 15% nei confronti del dollaro e del 20% nei confronti dell’euro. La bilancia commerciale tra novembre e dicembre del 2013, intanto, ha toccato il nuovo record negativo di 5,7% miliardi di dollari. Mai così male. La sensazione di molti economisti è che la svalutazione imposta dall’Abenomics non sia riuscita a rallentare un trend negativo che ha eroso tutto il surplus commerciale giapponese nel corso di questi ultimi 20 anni. Secondo alcune previsioni, la bilancia commerciale del paese nipponico è destinata a peggiorare ancora considerando il fatto che la popolazione giapponese sta invecchiando e il tasso di risparmio delle famiglie manda da tempo segnali di diminuzione. Secondo il Fondo monetario internazionale, il Giappone per rilanciare l’export dovrebbe rendere nuovamente competitiva la sua economia che oggi è messa sempre più in difficoltà dalla Cina e dall’arrivo sulla scena di altri paesi emergenti.

“Per il momento è importante seguire l’andamento dei dati di crescita economica. Se non ci saranno evoluzioni positive ben difficilmente la borsa giapponese potrà avvicinare i risultati del 2013”, spiega una nota di JCI Capital. “Per quanto riguarda lo yen invece, il successo della Abenomics sembra abbastanza incompatibile con una forte rivalutazione, poiché rischierebbe di compromettere la ripresa economica. Tanto è vero che uno dei suoi pilastri è il comportamento accomodante della Bank of Japan. Un insuccesso invece indebolirebbe l'economia. Uno scenario anche questo incompatibile con una forte rivalutazione della moneta. Se poi l’eventuale crisi arrivasse al punto di intaccare la fiducia sulla tenuta finanziaria del paese, ci sarebbero in teoria i presupposti per un crollo nel valore della divisa giapponese”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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