Punti chiave
-Il tasso di crescita organica (ossia attribuibile ai flussi netti) dei bilanciati è stato superiore alla media.
-Per gli obbligazionari emergenti in valuta locale, la seconda parte dell’anno è stata segnata da pesanti riscatti.
-Gli azionari globali reddito hanno avuto un trend positivo.
E’ stato davvero un anno record per l’industria europea del risparmio gestito? La crescita del patrimonio dei fondi a lungo termine (esclusi i monetari) è stata del 14,2%. Ma la percentuale non dice tutto. Una buona parte del merito, infatti, va ai mercati azionari, che hanno registrato forti apprezzamenti. Depurato da questo dato, l’incremento degli asset attribuibile esclusivamente ai flussi netti è meno della metà, il 6,4%.
Scomponendo il dato per le diverse tipologie di fondi, si scoprono forti differenze. I bilanciati hanno chiuso il 2013 con un tasso di crescita organica vicino al 17%, mentre il reddito fisso si è dovuto accontentare di un magro +3,84%. Gli azionari, il cui patrimonio è lievitato oltre i 2 mila miliardi di euro, hanno registrato un incremento al netto della performance delle Borse, di poco superiore (+4,71%). Gli alternativi (fondi conformi alla direttiva comunitaria Ucits che adottano strategie simili agli hedge fund), invece, hanno avuto una crescita impressionante (+26,76%), partendo però da valori patrimoniali piuttosto bassi: gli asset a fine dicembre 2013 ammontano a 162 miliardi.
La svolta nel secondo semestre
Il termine “record” va, dunque, usato con prudenza. Sicuramente, i flussi netti totali sono stati notevoli, 275,91 miliardi, secondo l’ultimo Morningstar asset flow report. Si tratta del livello più alto su dodici mesi da quando Morningstar effettua la rilevazione (2007). Il dato complessivo, tuttavia, cela un cambio del sentiment degli investitori nella seconda parte dell’anno, che ha toccato in particolare i fondi obbligazionari. Nel solo mese di dicembre i riscatti sono stati di 5,84 miliardi.
“Da quando la Federal Reserve ha annunciato il tapering (fine della politica monetaria ultra-espansiva), gli investitori hanno innescato forti vendite”, spiega Ali Masarwah, autore del report, “In particolare sono state interessate le categorie più sensibili ad un innalzamento dei tassi di interesse americani, come gli Obbligazionari flessibili in dollari e gli emergenti”. Per l’analista, tuttavia, il trend non è ancora così solido da poter parlare di una “grande rotazione” tra bond e azioni.
Le due facce dei bond
Anche nel reddito fisso, i numeri totali non raccontano tutta la storia della raccolta nel 2013. Al top della classifica, infatti, troviamo la categoria Morningstar “Obbligazionari altro” (+19,75 miliardi di flussi netti), che comprende fondi a scadenza, strutturati e coperti dal rischio di cambio che non rientrano in altre categorie più specifiche. Le società di gestione italiane hanno dato un contributo importante a tale dato, grazie al successo nel collocare fondi a termine e a cedola.
E’ più lineare la storia degli azionari. Quelli specializzati in titoli ad alto dividendo sono stati la seconda miglior categoria per raccolta nel 2013 (+15,35 miliardi). Nell’ultimo trimestre, inoltre, si sono distinti i fondi specializzati sulle Borse europee e giapponese, dopo un lungo periodo caratterizzato da massicci riscatti, grazie al positivo andamento del mercato.
Un altro trend molto nitido è stato quello degli obbligazionari paesi emergenti in valuta locale. Fino a maggio 2013 sono stati interessati da forti afflussi di capitali, poi hanno subito ingenti riscatti, a causa del panico causato dal crollo delle valute e dall’allargamento degli spread (differenziali) sul mercato obbligazionario. In media la categoria ha perso oltre il 13% in euro nel 2013.
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