Inps nell’occhio del ciclone. Prima, lo scandalo che ha travolto Antonio Mastrapasqua, presidente dimissionario, in seguito alla notizia secondo cui, nella veste di direttore generale dell’ospedale israelitico di Roma, era indagato per truffa aggravata a causa di alcune cartelle cliniche truccate e gonfiate allo scopo di ottenere rimborsi dal sistema sanitario nazionale e dalla Regione Lazio. Ora, i conti, quelli veri, che potrebbero mettere a rischio le future pensioni degli italiani.
A dirlo è lo stesso ente previdenziale, attraverso il consueto bilancio di previsione del Civ (Comitato di indirizzo e vigilanza), il quale evidenzia per il 2014 delle perdite nette di quasi 12 miliardi di euro. Il motivo è il divario sempre più profondo tra i contributi versati (le entrate) e le prestazioni erogate (le uscite). Anche se il colpo di grazia è arrivato nel 2012, con il “super Inps”, l’organismo nato dalla fusione tra Inps, Inpdap ed Enpals, il quale ha portato nei conti dell’Inps i debiti e gli enormi disavanzi di bilancio dell’ente dei dipendenti pubblici (clicca qui per leggere).
E io pago
Niente panico. Le pensioni vanno pagate e l’Inps non può fallire. E quindi? Per fortuna, anzi purtroppo, è una storia vecchia. Sono anni che il bilancio Inps è in rosso (clicca qui per approfondire), e altrettanti anni che la fiscalità generale, in pratica i contribuenti, lo rimette in sesto. Nel 2013 infatti i trasferimenti dello Stato all’Inps hanno toccato i 112,5 miliardi. Sette miliardi secchi in più (+6,6%) rispetto ai 105,6 miliardi necessari per coprire lo squilibrio tra entrate contributive e prestazioni erogate dall’ente pensionistico italiano. E così, quasi per magia, quel buco di 12 miliardi si è trasformato in un avanzo di esercizio di oltre 13 miliardi.
Un trend, questo fiume di risorse dal Tesoro alle casse dell’Inps, che pare inarrestabile. Basti pensare che nel 2008, prima dello scoppio della crisi, erano sufficienti 73 miliardi di trasferimenti dallo Stato per coprire i disavanzi. Negli ultimi cinque anni, dal 2008 al 2013, l’esborso è aumentato di ben 39 miliardi, il 53% in più.
Secondo il ministero dell’Economia si continuerà così per diversi anni, fino a quando la riforma Fornero non comincerà a dare i primi veri frutti, fino a quando cioè le entrate non pareggeranno le uscite, condizione essenziale per fermare l’emorragia. Per il 2014 le stime parlano di 119 miliardi di trasferimenti statali, che saliranno a 122 a fine 2016.
Eppure, la riforma previdenziale approvata a fine del 2011 qualche effetto lo ha già avuto. Secondo il Civ, infatti, le pensioni vigenti a fine 2013 sono quasi 100 mila in meno di quelle di fine 2012. Il divario dovrebbe aumentare ancora nel 2014 con 596.556 nuove pensioni previste e 739.924 assegni che si prevede di eliminare. Tra il 2013 e il 2014 ci si aspetta un crollo dei nuovi trattamenti di anzianità.
I prossimi passi
Entro la fine di marzo il commissario straordinario che succederà a Mastrapasqua (si è parlato tra gli altri degli ex ministri Elsa Fornero, che ha rifiutato, e Tiziano Treu) dovrà presentare al ministro Enrico Giovannini il piano industriale 2014-2016. Importante anche la presentazione del documento con gli obiettivi e il programma finale del processo di incorporazione di Inpdap ed Enpals partito due anni fa, che rientra nel generale piano di razionalizzazione iniziato sotto Mastrapasqua. All’Inps si dovrà per forza di cose aprire una nuova fase di maggiore trasparenza sia sui conti che sui comportamenti dirigenziali (il disegno di legge presentato dal governo relativo all’incompatibilità per tutte le posizioni di vertice degli enti pubblici nazionali va proprio in questa direzione). Comunque, l’unica certezza, per il momento, è che nel 2014 l’ente dovrà tagliare altri 515 milioni di euro di costi, come previsto dalla spending review del governo Monti.
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