Gestori e strategist interpellati da Morningstar nell’ultimo sondaggio mensile non si fanno spaventare dalla volatilità dei mercati. L’indice Morningstar Italy Investment Sentiment index (Miisi), costruito sulla base delle probabilità attribuite a diversi scenari (mercati in salita, stabili o in discesa), mostra che gli intervistati confermano il moderato ottimismo espresso a gennaio per le azioni.
E’ convinzione diffusa che le Borse siano sostenute dagli utili. A fine gennaio, il Global earning revision ratio, che misura mensilmente gli upgrade rispetto ai downgrade sulle prospettive di profitto delle società quotate, ha toccato i massimi da tre anni, con un incremento negli Stati Uniti, in Europa e nelle aree emergenti. Il dato viene considerato come un supporto alla tenuta delle quotazioni.
Italia ancora preferita
Per le Borse europee, l’indice di sentiment è pari a 69,40 punti, in una scala dove 100 indica la massima certezza di rialzo e 0 la massima certezza di ribasso (vedi sotto per la metodologia). E’ lieve la variazione rispetto a gennaio (69,91). I mercati del Vecchio continente restano tra i preferiti dai gestori, in particolare Piazza Affari, che mostra un Miisi saldamente sopra i 70 punti. Il listino italiano ha avuto un andamento migliore del DJ Eurostoxx nell’ultimo mese (dati all’11 febbraio).
Migliorano le stime su Wall Street
Rispetto a gennaio, migliorano leggermente le previsioni su Wall Street. Le probabilità di crescita nei prossimi sei mesi sono pari a 61,36 punti rispetto ai 59,83 del mese precedente. Il primo intervento del presidente della Fed, Janet Yellen, ha rassicurato i mercati e non sembrano destare preoccupazioni alcuni dati macro inferiori alle attese.
Tokyo, dubbi su Abenomics
Sulla Borsa di Tokyo, il sentiment rimane moderatamente positivo (62,23 punti contro i 63,13 di gennaio), nonostante il maggior scetticismo sull’efficacia dell’Abenomics, la politica monetaria della Banca centrale per sostenere l’economia. I gestori attendono di vedere ulteriori passi nel processo di riforma e segnali duraturi di crescita della congiuntura. Gli occhi sono puntati anche sullo yen, il cui indebolimento è fondamentale per sostenere le esportazioni.
Emergenti a rilento
I mercati azionari emergenti rimangono l’area di maggior preoccupazione per gli investitori. L’indice di sentiment si ferma a 55,45 punti (erano 55,09 a gennaio), il valore più basso nel segmento equity. In alcuni paesi, la crescita è in rallentamento e molto dipenderà dal consolidamento della ripresa nei mercati sviluppati. Se questi ultimi avranno un trend positivo, gli effetti dell’attuale indebolimento di regioni come l’America latina e l’Asia saranno limitati. L’eventuale aumento dei rendimenti dei titoli di stato statunitensi, invece, avrebbe conseguenze negative.
Governativi, prezzi in discesa
Nel reddito fisso, lo scenario più probabile per i titoli core è di un’ulteriore discesa dei prezzi. L’indice di sentiment sul decennale statunitense cala a 34,07 punti (erano 39,64 a gennaio) e quello sul Bund tedesco con stessa scadenza scende da 41,57 a 37,04. Come spiega Arno Valsangiacomo, gestore di Ethenea, “Qualsiasi innalzamento dei rendimenti (yield), che pensiamo possa esserci, va considerato come una normalizzazione rispetto all’attuale compressione, non come un cambiamento legato alla crescita economica o all’inflazione. Questi eventi non sono attualmente inglobati nei prezzi”.
Si ridimensionano anche le previsioni per il Btp italiano, con l’indice di sentiment che mostra una maggiore incertezza sugli scenari dei prossimi sei mesi. Il valore è di 54,81 punti contro i 57,68 di gennaio (i 50 punti indicano una posizione di neutralità). Migliora, invece, leggermente la previsione sui titoli governativi dei paesi emergenti a 47 punti.
Sentiment negativo sull’euro
Sul mercato valutario, si rafforza la posizione dei gestori che prevedono un indebolimento dell’euro sul dollaro. Nel Vecchio continente, il rischio di deflazione non è del tutto scomparso. D’altra parte, però, nessuna delle due sponde dell’oceano ha interesse ad avere una divisa forte, che rappresenterebbe un ostacolo alla ripresa.
I partecipanti al sondaggio
Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 3 e il 10 febbraio, 30 gestori e strategist delle principali case di gestione e intermediazione operanti sul territorio. I partecipanti appartengono alle seguenti società: Albemarle asset management, BNP Paribas, Boost ETP, Carmignac Gestion, East Capital, Ersel, Ethenea, Eurizon Capital, Invest Banca, Investitori Sgr, La Française des Placements, Lemanik AM, M&G Investments, MoneyFarm, Morningstar Investment Management, Nemesis, Petercam Institutional AM, Pioneer Global AM, Sella Gestioni Sgr, State Street Global Advisors, Swiss&Global AM Sgr, Syz Asset management, Threadneedle Investments, Union Bancaire Privée, VG asset management.
Morningstar Italy Investment Sentiment Index (MIISI)
Il Morningstar Italy Investment Sentiment Index (MIISI) è un indice di sentiment elaborato dal team locale di analisti di Morningstar. E’ basato su un questionario inviato ogni mese alle principali case di gestione e intermediazione italiane ed estere alle quali viene chiesta una previsione a sei mesi sui principali mercati azionari, obbligazionari e valutari. In particolare, gli intervistati devono esprimere il loro livello di confidenza rispetto a tre scenari di mercato (in crescita, stabile e in discesa). I risultati vengono aggregati al fine della costituzione dell’indice. I segmenti sono dieci: mercati azionari europei, italiano, statunitense, giapponese e emergenti; titoli di stato decennali tedesco, statunitense, italiano e debito emergenti; cambio euro/dollaro. Per ciascun segmento il valore massimo è 100 (certezza della crescita del mercato) e il valore minimo è 0 (certezza del ribasso). La base è 50, che indica una posizione neutrale o di mercato stabile. Per avere il documento metodologico, clicca qui.
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