Per il secondo anno di fila, gli strumenti della previdenza integrativa staccano (e non di poco) la rivalutazione del Trattamento di fine rapporto (Tfr), pari nel 2013 all’1,7%. A dirlo sono le consuete statistiche della Covip, la Commissione di vigilanza dei fondi pensione.
Nello specifico, i fondi pensioni negoziali hanno registrato un guadagno medio del 5,4%, quelli aperti dell’8,1% e i Pip (Piani individuali pensionistici) hanno guadagnato in media il 12,2%. A livello di linee di investimento, si nota un solo risultato negativo, il -0,4% segnato in media dalla linea obbligazionaria dei Pip, e solo due performance inferiori a quella del Tfr, lo 0,9% medio degli obbligazionari puri dei fondi aperti e l’1,2% della linea a reddito fisso dei comparti negoziali.
Per il resto, sulla scia del rally azionario vissuto l’anno passato, le linee bilanciate e azionarie segnano invece rendimenti di tutto rispetto: si va dal 6,6% medio dei bilanciati negoziali, al 15,9% segnato in media dalle linee equity aperte, fino al 19,3% medio dei Pip puramenti azionari.
Pip, vero locomotore della previdenza integrativa
A livello di adesioni, cambia poco rispetto agli ultimi anni. Nel 2013 gli iscritti a una qualche forma di previdenza complementare sono aumentati del 6,8%, arrivando a circa 6,23 milioni, un risultato modesto ma pur sempre un piccolo passo in avanti. A trainare il settore sono senza dubbio i Pip, i quali segnano un aumento delle adesioni del 19,4%. In controtendenza invece i fondi negoziali, che perdono aderenti (-1%). Piuttosto bene i comparti aperti, con una crescita del 7,7%.
Una nota positiva, non così scontata, arriva dai numeri sulle risorse dedicate al secondo pilastro, aumentate l’anno scorso dell’8,4%. Anche qui da segnalare l’exploit dei Pip, con un +25,6% di flussi in entrata. Questi strumenti si confermano i più diffusi, nonostante abbiano le commissioni più elevate, a riprova del fatto che poter contare su di una capillare rete di vendita faccia la differenza.
Serve più trasparenza
Per far ripartire davvero le adesioni, occorre ripensare completamente l’architettura del nostro sistema previdenziale. A dirlo è Mauro Marè, presidente Mefop (società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione), in una recente intervista rilaciata a Milano Finanza. Secondo Marè, e non solo lui, è ora di dire la verità su come stanno le cose, promuovendo una campagna informativa su primo e secondo pilastro, partendo dalla busta arancione, annunciata più volte e mai realizzata (clicca qui per leggere la storia infinita).
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