Punti chiave
- Da fine 2003 a fine 2013 gli asset investiti in strumenti passivi in Europa sono saliti dal 3% al 9% del patrimonio totale.
- Su 86 categorie Morningstar, 71 hanno aumentato le risorse investite passivamente negli ultimi 10 anni. Cinque categorie hanno invece visto una diminuzione.
- Tra gli stili azionari, i titoli a larga e media capitalizzazione sono quelli che più hanno segnato un aumento della replica.
In dieci anni possono cambiare molte cose. All’inizio del 2004 il mondo era concentrato sulla guerra in Iraq e Facebook non esisteva ancora. Nell’universo finanziario, gli Exchange traded product (Etp, acronimo che racchiude Etf, Etc ed Etn) erano strumenti marginali, fra l’altro appena sbarcati in Italia. In questo decennio, complice anche la crisi finanziaria che ha contribuito a far toccare alla fiducia verso i gestori i minimi storici, gli strumenti d’investimento passivi si sono conquistati un posto di primo piano nei portafogli degli investitori. Come da tabella sottostante, la percentuale del patrimonio investito in Europa in strumenti passivi è triplicata negli ultimi dieci anni. Nonostante i grandi passi in avanti, comunque, resta ancora molto spazio di crescita in termini di risorse dedicate, basta pensare che negli Stati Uniti, la percentuale del patrimonio totale dedicata ai replicanti è il 27% (era il 12% dieci anni fa).
Secondo un’analisi di Morningstar, sulle 86 categorie d’investimento presenti nella nostra banca dati, 71 di esse hanno aumentato la loro esposizione verso i prodotti passivi da fine 2003 a fine 2013 (per prodotti passivi si intendono gli Etp e i fondi comuni indicizzati). Nelle tabelle seguenti, sono evidenziate le 20 categorie che hanno registrato la maggior crescita relativa degli asset investiti passivamente e le uniche cinque controcorrente, che hanno cioè segnato una diminuzione. Per lo studio sono stati presi in esami tutti i fondi e gli Etp disponibili in Europa.
Insomma, gli investitori preferiscano replicare un indice soprattutto per alcune tipologie specifiche di investimenti. Per esporsi alle materie prime, ad esempio, oppure a precisi settori azionari. Gli strumenti passivi, invece, hanno meno successo per gli investimenti a reddito fisso. Analizzando quindi solo le esposizioni azionarie, si possono notare altre specificità degli investitori passivi. Di seguito, abbiamo utilizzato la Morningstar Syle Box per capire quali tipologie di categorie equity vedono un utilizzo maggiore di strumenti passivi.
Una delle prime cose che si possono notare è che la crescita delle attività di gestione passiva è stata maggiore nelle categorie a larga e media capitalizzazione, mentre è stata più contenuta per i titoli small cap. Ciò non dovrebbe rappresentare una grossa sorpresa dato che molti investitori che scelgono prodotti gestiti passivamente stanno semplicemente cercando di catturare l’andamento medio di mercato. Questo, in genere, viene fatto utilizzando fondi o Etf che replicano gli indici più rappresentativi, con i titoli più importanti, come quelli che tracciano l’Eurostoxx, l’Msci Europe o lo S&P 500 negli Usa.
E il futuro?
I numeri testimoniano una crescita costante dei prodotti passivi. Questo trend è il risultato di una duplice tendenza: da una parte la maggiore domanda di prodotti semplici ed economici; dall’altra parte il push dell’industria, che ha captato questa richiesta, con prodotti nuovi e sempre più sofisticati. Basti pensare agli strumenti smart beta, costruiti intorno a indici che superano la tradizionale ponderazione per la capitalizzazione di mercato. Se la replica passiva diventerà o meno predominante è difficile da dire. È probabile che ci sarà sempre un grosso numero di investitori che cercherà ad ogni costo di battere il mercato, e che preferirà comunque affidarsi a un gestore in carne e ossa piuttosto che replicare passivamente un indice.
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