L’oro è tornato a correre. Dopo il 25% lasciato per strada nel 2013, il lingotto è balzato del 10% circa da inizio anno, passando da 1.204 a 1.333 dollari l’oncia (dati al 24 febbraio). Che sia l’inizio di un nuovo rally, per una delle asset class più performanti del primo decennio del 2000? È sempre difficile fare previsioni sull’oro, essendo per sua natura una classe di attivo senza valore intrinseco, ma anche questa volta gli operatori sembrano avere le idee chiare.
Non ci sono le condizioni per un nuovo boom
“Ritengo che questo rimbalzo rappresenti più un trend di breve periodo che una vera ripresa”, commenta Viktor Nossek, responsabile della ricerca di Boost Etp. “Potrebbe continuare ancora per qualche settimana, ma sul lungo periodo non sono così ottimista. I fondamentali ci dicono che non ci sono le premesse per un nuovo ciclo rialzista per l’oro: l’economia americana è in ripresa, l’inflazione è contenuta e il tapering della Fed è ormai partito”.
“Il boom del valore aurifero vissuto nel primo decennio del 2000 è stato più che altro frutto della finanziarizzazione del metallo giallo”. Grazie alla diffusione degli Etc l’oro, come anche altre materie prime, è diventato improvvisamente facilissimo da comprare, e questo entusiasmo ha in qualche modo contribuito all’esplosione del metallo giallo tra gli investitori. “Questo effetto, però, sembra ormai essere finito”, prosegue Nossek. “Inoltre, con i mercati azionari in rialzo, gli investitori non hanno una vera ragione per acquistare oro, da sempre una copertura in momenti di discesa. Anche le Banche centrali, quelle emergenti in primis, hanno diminuito i loro acquisti di oro fisico e il trend proseguirà quest’anno”. La tabella sottostante mostra come gli acquisti netti degli istituti centrali nel 2013 siano stati in discesa rispetto ai due anni precedenti.
Fonte: World Gold Council
Un affare per speculatori
Ma allora chi sta comprando oro oggi? “Penso che siano soprattutto i cosiddetti investitori opportunisti, gli speculatori, che vedono un’opportunità di breve periodo. In questo caso parlo in particolare di hedge fund”, afferma l’analista di Boost. Non sembra quindi un caso che, nonostante il rimbalzo del valore aurifero, gli Etp sull’oro abbiano segnato a gennaio deflussi netti a livello globale per 900 milioni di dollari. Come dire, non sono stati loro a trainare le performance.
Opportunità argento
Quando si parla di metalli preziosi si pensa subito all’oro, ma non bisogna dimenticarsi anche del suo fratello minore, l’argento. “L’argento è sceso del 35% l’anno scorso, probabilmente troppo. Oggi pensiamo che sia sottovalutato. Inoltre, a differenza del metallo giallo, presenta anche un forte utilizzo industriale che lo lega alla ripresa economica”, conclude Nossek.
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