Le azioni francesi se la sono cavata relativamente bene negli ultimi 18-20 mesi. Il punto di svolta è stato l’allentamento della crisi del debito sovrano europeo, a metà 2012, grazie all’impegno di Mario Draghi e della Bce, mossa che ha migliorato il sentiment generale verso le azioni e contribuito a far crescere ottimismo circa la ripresa globale. Tuttavia, a differenza di Germania e Regno Unito, il mercato azionario d’Oltralpe non ha ancora pienamente recuperato dalla crisi finanziaria e, ad oggi, l’indice CAC 40 è ancora prezzato sotto i suoi massimi pre-crisi del 2007. In una certa misura, questa sottoperformance riflette i fiacchi risultati economici del paese.
Il Prodotto interno lordo francese è stato stagnante negli ultimi cinque anni, il tasso di disoccupazione è cresciuto (attualmente è sopra l’11%) e le finanze pubbliche sono peggiorate in seguito a politiche di stimolo economico degli anni passati. Le mosse fin qui intraprese dall’attuale governo sono state da molti considerate insufficienti. Invece di puntare su grandi riforme strutturali, dicono i critici, il presidente François Hollande ha appena cominciato a liberalizzare il mercato del lavoro. Al posto di tagliare la spesa pubblica, ha alzato le tasse, incluso il famoso prelievo del 75% oltre i guadagni sopra il milione di euro, che ha spinto un monumento nazionale come l’attore Gérard Depardieu a emigrare prima in Belgio e poi in Russia.
Guardando al futuro, il Pil francese è atteso in crescita costante, anche se contenuta, a partire dal 2014. La ripresa dovrebbe essere sostenuta da un ridotto inasprimento fiscale, dalla miglior salute della zona euro e dell’economia americana. La domanda interna, tuttavia, potrebbe essere più lenta a recuperare. I driver di crescita tradizionale della Francia saranno vincolati a un potere di acquisto bloccato.
Ciò detto, è importante ricordare che la performance della Borsa parigina non è certo il solo fattore di salute economica del paese. Le società transalpine di alta qualità che compongono il CAC 40 sono non solo dominanti in Francia, ma anche leader di mercato all’estero, come dimostra ad esempio Total, quinto produttore mondiale di petrolio, o BNP Paribas, la più grande banca d’Europa in termini di attività. Infatti, si stima che il 70% degli utili delle aziende facenti parte del CAC 40 siano generati fuori dei confini nazionali e il 40% al di fuori della zona euro. Queste aziende sono ben posizionate per approfittare della crescita nei mercati emergenti, anche se paesi come Cina, India e Brasile segneranno un passo più moderato in futuro.
L’indice
Il CAC 40 è l’indice di riferimento del mercato azionario francese. Si tratta di un benchmark ponderato per la capitalizzazione di mercato che include i primi 40 titoli tra le 100 maggiori società quotate sulla Borsa di Parigi. La composizione dell’indice viene rivista trimestralmente. A ogni data di revisione, le società quotate su Euronext Paris vengono classificate in base alla capitalizzazione di mercato aggiunstata per il flottante e per la quota di fatturato nel corso dei 12 mesi precedenti. Il peso assegnato a ciascuna componente è limitato al 15%. Il settore finanziario è il più pesante (17-18%), seguito dai titoli industriali (15-16%) e dai beni di consumo (15%). Sanofi e Total sono i maggiori costituenti con una ponderazione rispettivamente dell’11 e del 13%. Il terzo più grande titolo rappresentato è BNP Paribas (7%).
Lyxor UCITS ETF CAC 40
L’Etf usa il metodo sintetico o “swap-based”, per replicare la performance dell'indice. Invece di tenere i titoli reali come in un Etf fisico, il fondo possiede un paniere sostitutivo di titoli che in questo caso è composto da azioni europee, giapponesi e statunitensi. In pratica, Lyxor accende un contratto swap Otc (Over the counter) con una controparte che è quasi sempre Société Générale. Nei casi in cui Lyxor si impegna con una controparte terza, SocGen garantisce la swap, fornendo un ulteriore livello di protezione per gli investitori.
Lyxor è impegnato ad azzerare l'esposizione dello swap su base giornaliera. Lo swap può anche avere un valore negativo (tra 0 e -2%), il che significa in pratica che l’Etf è overcollateralizzato. Attualmente, ad esempio, l’Etf detiene un fondo che investe in un “repo” (repurchase agreement – accordo di riacquisto) su un paniere di azioni europee. Lyxor monitora il valore dello swap e di questo fondo giornalmente.
Le commissioni totali sono allo 0, 25%.
Amundi ETF CAC 40 UCITS ETF
Questo fondo utilizza la replica fisica per tracciare il benchmark. L’Etf, in pratica, compra tutti i titoli presenti nell’indice e ne calca l’esatta ponderazione. Amundi può effettuare prestito titoli fino a un massimo del 22% del portafoglio, allo scopo di generare ulteriori entrate. I proventi di questa attività vengono ripartiti tra il fondo e Amundi al 60/40. Anche se ciò può aiutare a compensare le commissioni, fa nasce un rischio di controparte. Per proteggere il fondo, Amundi chiede collaterali per i prestiti, con specifici sovrapprezzi (10% per le azioni, 7% per le obbligazioni e 5% per la liquidità). Gli eventuali dividendi vengono reinvestiti nell’indice e distributi una volta all’anno.
Le commissioni totali, espresse dal Ter, sono pari allo 0,25%, in linea con la media di categoria.
EasyETF CAC 40
Anche questo Etf utilizza la replica fisica. EasyETF può prestare fino al 25% dei propri asset. Il 45% degli eventuali provenbti rimane al fondo, un altro 45% viene trattenuto dalla società e il 10% resta all’intermediario, BNP Paribas Securities Service. Come protezione dal rischio di controparte, EasyETF prende dei titoli come collaterale: azioni e obbligazioni (sia corporate che governative) di peasi Ocse, strumenti monetari, certificati di deposito. Il paniere collaterale viene aggiustato giornalmente. I dividendi vengono reinvestiti e poi distribuiti annualmente.
Il Ter è pari a 25 punti base.
Alternative
L’unica alternativa a questi tre replicanti sul mercato azionario francese, non ancora coperta dalla ricerca Morningstar, è rappresentata dal db x-trackers CAC 40 UCITS ETF.
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