Cabot detiene una forte posizione di vantaggio all’interno del settore energetico americano e l’ultima trimestrale mostra come il suo punto di forza sia la forte esposizione sul segmento shale gas. I conti degli ultimi tre mesi hanno evidenziato una crescita dei volumi di produzione del 55% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e un miglioramento delle riserve. Ma, nonostante questo, sull’umore degli operatori ha pesato il calo oltre le attese del prezzo del gas naturale.
Gas debole sui mercati
In Borsa il titolo ha perso il 15% da inizio anno e ora il suo valore viaggia su livelli del 20% inferiori alla nostra valutazione che è di 42 dollari per azione. Il gruppo ha giustificato il trend negativo della materia prima al sovradimensionamento della offerta sul mercato e ha quindi deciso di ridurre il suo programma di esplorazione e il piano di investimenti. I nostri analisti ipotizzano che le quotazioni della commodity salgano dai 3,68 dollari per mft (migliaia di piedi al quadrato) del 2013 ai 5,40 del 2017 trainando il fatturato dell’azienda americana oltre i 5 miliardi (pari a due volte l’attuale giro d’affari). Anche il margine operativo registrerà un significativo miglioramento nei prossimi cinque anni passando dal 30% al 45% per effetto dei benefici prodotti dalle elevate economie di scala sui costi di produzione.
Alta redditività
Cabot ha storicamente una elevata redditività che le deriva dalla qualità dei suoi centri estrattivi e dai bassi costi di produzione. I suoi giacimenti di shale gas nell’area compresa tra gli Stati della Pennsylvania, Ohio e Virginia promettono di garantire il loro contributo per almeno altri 20 anni, mentre quelli nel sud del Texas sono ancora ai primi stadi del loro sviluppo. Inoltre, la tecnica del fracking, in base al quale si estrae gas naturale dalle sabbie bituminose, presenta costi di produzione inferiori rispetto a quelli della perforazione del suolo.
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