La settimana scorsa si è tenuto a Milano un evento dedicato al rispetto dei diritti umani all’interno della gestione di portafogli obbligazionari governativi. L’incontro è stato organizzato dal Forum per la finanza sostenibile, in collaborazione con Petercam.
Pubblichiamo qui sotto l’intervista realizzata a margine della conferenza con Ophélie Mortier, coordinatrice Sri di Petercam, che spiega come mai la loro metodologia, ad oggi, esclude tutta l’Europa periferica ma anche gli Stati Uniti.
Per guardare l’intervista a Davide Dal Maso, segretario generale del Forum per la finanza sostenibile, clicca qui.
Valerio Baselli: Ophélie Mortier, coordinatrice investimenti socialmente responsbaili di Petercam. Buongiorno Ophélie, grazie.
Ophélie Mortier: Grazie.
Baselli: In che modo, secondo voi, i gestori di fondi obbligazionari governativi dovrebbero tenere in considerazione la tematica dei diritti umani? E come questo può portare beneficio all’investitore finale?
Mortier: Penso che sia importante tenere in considerazione i diritti umani, che fanno parte dei diritti fondamentali. In questo campo vediamo davvero l’evoluzione nella gestione obbligazionaria, una gestione che diventa sempre più fondamentale, meno legata a indici dei quali abbiamo messo in dubbio la costruzione già all’epoca della crisi del debito sovrano, soprattutto riguardo al fatto che più si emettevano obbligazioni più si guadagnavano punti in questi benchmark, il che spiega anche la ridiscussione sulla sostenibilità di questo approccio.
Quindi, il rispetto dei diritti umani va di pari passo con un approccio più fondamentale, il che si può tradurre in diversi aspetti: il rispetto della libertà, dei diritti civili e politici, ma anche il diritto all’accesso a un sistema di istruzione, a un sistema ambientale di qualità, una garanzia della libertà di stampa.
Ci sono diversi aspetti di cui si deve tener conto, e che sono importanti per valutare anche la stabilità di un paese. Parliamo della base della stabilità istituzionale e qui è molto chiaro il valore aggiunto alla redditività di un investitore. L’investitore è un essere umano e l’essere umano ha generalmente un’avversione al rischio, e più garanzie si avranno sulla stabilità e sull’ambiente generale, più il rischio sarà debole. Dunque, l’investitore ha un chiaro valore aggiunto in termini di controllo della volatilità del proprio investimento, poiché ci saranno minore incertezza e instabilità e quindi una minore avversione al rischio.
Baselli: Secondo la vostra metodologia voi avete individuato un gruppo di paesi sui quali per il momento è meglio non investire. In questo gruppo ci sono paesi anche molto importanti come gli Stati Uniti e, purtroppo, anche l’Italia. C’è tutta l’Europa periferica, la Spagna, il Portogallo, la Grecia e l’Italia. Come mai gli Usa e l’Italia sono stati esclusi?
Mortier: È importante sottolineare che non c’è una decisione a priori di escludere un certo paese. Le esclusioni da te citate sono davvero il risultato di tutto l’approccio fondamentale che c’è dietro. Abbiamo preso in considerazione una cinquantina di criteri e abbiamo dato una valutazione di ogni paesi in rapporto agli altri. Il nostro è davvero un approccio best in class, il che significa che confrontiamo i paesi tra loro e trattandosi di un universo molto simile bisogna davvero essere tra i migliori per far parte del gruppo eleggibile. Oggi l’Europa periferica non è eleggibile, non lo è mai stata da quando abbiamo cominciato, per diverse ragioni.
Se guardiamo la situazione degli Stati Uniti, troviamo grandi investimenti nell’istruzione, ma in termini di qualità del sistema educativo non lo si nota necessariamente. C’è una problematica ambientale ed ecologica che è molto importante. In termini di democrazia e trasparenza abbiamo un punteggio elevato negli Usa, ma c’è una penalità in rapporto all’applicazione della pena di morte in alcuni stati interni. Quindi, tutti questi elementi penalizzano il punteggio degli Stati Uniti, che risulta inferiore rispetto a quello di paesi come la Danimarca, la Svizzera o la Germania.
Baselli: E l’Italia?
Mortier: Nel caso dell’Italia ci sono diverse problematiche che gli italiani conoscono bene, anche se ci sono stati miglioramenti, ma ci sono sempre preoccupazioni in termini di indipendenza della stampa, in termini di corruzione in confronto agli altri paesi Ocse, in termini ambientali per quanto riguarda le energie rinnovabili. In termini di istruzione vediamo come persistano differenze importanti tra le regioni, le scuole, i diversi gruppi socio-culturali. Questi fattori fanno sì che l’Italia, in confronto agli altri Stati Ocse, non abbia un punteggio sufficiente a entrare nel 50% migliore dell’universo d’investimento.
Baselli: Grazie Ophélie.
Mortier: Grazie.
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