Via la tecnologia, dentro il biotech. Con il crollo dei titoli hi-tech, dicono infatti gli analisti, gli investitori hanno la necessità di far ruotare i portafogli per non perdere valore. Questo, aggiungono però, non deve andare a discapito della diversificazione con aziende che hanno una buona potenzialità di crescita.
In quest’ottica, concludono, il segmento più innovativo del comparto farmaceutico può rappresentare una buona scelta di investimento. “Se ragioniamo sui titoli del settore salute in generale, ci accorgiamo che, in linea di massima le valutazioni sono corrette”, spiega Damien Conover, analista di Morningstar. “Andando a vedere nei singoli segmenti, invece, vediamo che ci sono ancora delle società trattate a sconto. Questo è il caso della biotecnologia, dove ci sono aziende ad alto tasso di innovazione che, ultimamente, hanno attraversato una fase di debolezza in Borsa trasformandosi in buone opportunità di acquisto”.
Gli sviluppi per questo tipo di società, almeno sulla carta, sembrano infiniti. “La prossima generazione di farmaci potrà contare sulla mappatura del Dna”, spiega uno studio di Janus. “Questo significa che i prodotti diventeranno sempre più specifici ed efficaci. L’evoluzione avrà due vantaggi. Il primo sarà il minor costo della ricerca perché, ad esempio le aziende potranno testare i farmaci su un campione più piccolo di persone e solo per il trattamento di cui hanno bisogno. Il secondo è di tipo regolamentare: un prodotto disegnato a misura della malattia che deve trattare incontrerà meno ostacoli da parte delle autorità che devono dare il via libera alla sua commercializzazione”.
Niente bolle
Investire nelle biotech, secondo gli operatori, sarebbe un buon modo per difendersi da febbri speculative. “Al momento non vediamo la possibilità dello scoppio di una bolla nel biotech”, spiega uno studio firmato da Evan McCulloch, gestore di Franklin Biotechnology Discovery Fund (Franklin Templeton). “I livelli di valutazione per le aziende più grandi sono in linea con la media storica degli ultimi 10-15 anni. Per quanto riguarda le small cap, è vero che di solito rappresentano un investimento più rischioso. Tuttavia molte di queste lavorano sullo sviluppo di tecnologie che sono molto interessanti. Soprattutto per quanto riguarda le cosiddette ‘malattie orfane’ (quelle che colpiscono meno di 200mila persone e per le quali non esistono – o non vengono studiate – cure, Ndr). Il mercato, però, sta scoprendo le opportunità di business legate a questo tipo di trattamenti ed è disposto a pagare un premio”.
Le scelte operative
Per quanto riguarda le società da studiare, secondo gli analisti di Morningstar un nome interessante è quello di Gilead. “Le valutazioni sono interessanti”, dice Conover. “Crediamo che abbia buone possibilità di crescita anche grazie al nuovo prodotto per la cura dell’epatite C. Anche Biogen è da tenere d’occhio. La società ha da poco lanciato un farmaco per la cura della sclerosi multipla (il Tecfidera) e sta per entrare nel segmento dell’emofilia con prodotti che potrebbero agire più a lungo rispetto a quelli oggi in commercio”.
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