BP, il peggio è alle spalle

La stagnazione del prezzo del greggio e la crescita dei costi di produzione peseranno sui conti della compagnia petrolifera anche nei prossimi anni. Secondo i nostri analisti i fattori di rischio si sono ridotti e le quotazioni del titolo sono convenienti. 

Francesco Lavecchia 29/04/2014 | 11:58
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Le difficoltà del segmento petrolifero continuano a pesare sulle quotazioni di British Petroleum (BP), ma i nostri analisti restano fiduciosi sul futuro dell'azienda. Le riserve di greggio nel mondo sono tutt’altro che terminate. Quello che manca alle aziende del settore è ricavare barili di oro nero a un costo più basso.

Settore in difficoltà
I Governi nazionali sono sempre più restii a rilasciare concessioni per la perforazione dei loro terreni e allora le compagnie energetiche sono costrette a concentrarsi sulle cosiddette risorse non convenzionali come le sabbie bituminose o lo shale gas, il cui sfruttamento è molto più elevato. Questo, insieme alle basse quotazioni dell’oro nero (109 dollari al barile sul Brent di Londra), costringerà BP e le aziende del settore a fare i conti con margini di profitto più bassi rispetto al passato.

I nostri analisti stimano per i prossimi cinque anni una crescita negativa del fatturato a un ritmo medio del 2%, mentre il margine operativo stazionerà attorno al 7% (rispetto al 9% dei tre anni precedenti). In base a queste previsioni la nostra valutazione del prezzo obiettivo è pari a 57 sterline, a fronte di una quotazione sul London Stock Exchange attorno alle 44 sterline. Le azioni BP sono quindi scontate dal mercato del 15% e rappresentano una delle nostre migliori idee di investimento nel segmento Oil&Gas.

Futuro meno incerto
A confortare i nostri analisti, poi, ci sono i progressi nella positiva risoluzione di due tra le principali problematiche che riguardano la compagnia petrolifera britannica quali il disastro naturale nel Golfo del Messico e la sua esposizione sul mercato russo. I danni causati dalla esplosione del pozzo Macondo continueranno a pesare sul patrimonio di BP ancora per molti anni, ma il peggio sembra essere alle spalle.

La compagnia britannica riesce a generare flussi di cassa necessari a saldare gli impegni legati a questa vicenda e la sua stabilità finanziaria non è in pericolo. Rispetto a qualche anno fa, inoltre, i suoi interessi in Russia si sono ridotti. Ora la sua partecipazione del 20% nel capitale sociale di Rosneft vale solo per il 6% della nostra valutazione del prezzo obiettivo e questo riduce in maniera significativa la sua vulnerabilità all’instabilità della regione.  

 

Per leggere l'analisi completa su BP clicca qui.

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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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