Gli investitori sembrano troppo prudenti. Un atteggiamento, dicono gli analisti di Morningstar nel Market Observer Second Quarter 2014 (una fotografia dell’attività macro e di mercato negli Stati Uniti e nel resto del mondo che presenta le previsioni di Morningstar sui trend ritenuti più importanti per gli investitori), che alla luce della situazione dei mercati mette a rischio la possibilità di portare a casa rendimenti interessanti. Una strada per diventare più aggressivi, aggiungono, potrebbe essere quella di incrementare le posizioni equity con dei titoli value di grandi aziende che, al momento, presentano le valutazioni più interessanti.
L’indice Msci World nell’ultimo mese (fino al 28 aprile e calcolato in euro) ha guadagnato lo 0,14%, portando a +0,88% la performance da inizio anno. Risultati che sono figli anche di scelte troppo conservative degli operatori. Proseguendo di questo passo sarà difficile anche soltanto avvicinarsi al +21,2% registrato nel 2013. E’ vero che gli elementi di incertezza non mancano. Anche nelle giornate di Borsa migliori gli investitori non posso fare a meno di considerare gli sviluppi della crisi fra Ucraina e Russia, che potrebbe sfociare in una guerra. Va anche detto, però, che se la diplomazia dovesse lasciare il posto ai cannoni, gli investitori (soprattutto quelli con orizzonti di lungo periodo) ne risentirebbero in maniera limitata. C’è poi la questione del rallentamento degli emergenti. Ma, almeno sul quel lato, la situazione sembra in via di miglioramento. Sul fronte aziendale, intanto, le cose sembrano andare decisamente bene. Le trimestrali pubblicate dalle società sia negli Stati Uniti che in Europa sono, in linea di massima, positive. E gli operatori negli ultimi giorni hanno anche a che fare con un risveglio dell’attività di consolidamento (soprattutto nel segmento pharma).
I vantaggi del rischio
“La storia recente dimostra che un portafoglio aggressivo (tipicamente definito come composto dall’80% di equity e il resto di bond, Ndr) dà rendimenti maggiori in rapporto al rischio rispetto a uno moderato (60-40%) e prudente (20-80%)”, spiega il Market Observer. In base alle analisi le scelte aggressive negli ultimi 12 mesi hanno dato un rendimento vicino al 20% (simile a quello, annualizzato, degli ultimi cinque anni).
Non legarsi al presente
“Il livello di rischio di un portafoglio deve avere poco a che fare con quello che sta succedendo sui mercati in un dato momento, mentre deve essere più legato alle prospettive future dell’investitore”, spiega Susan Dziubinski, analista di Morningstar. Il problema, semmai, in questo momento è quello di cercare azioni che abbiano prezzi interessanti. “Le valutazioni attuali dell’equity sembrano presentare poche opportunità di acquisto”, dice il Market Observer. “Le azioni value del segmento large cap sono quelle che, mediamente, trattano a sconto rispetto ai nostri obiettivi di prezzo”.
Nel momento in cui si decide di rendere più rischioso il proprio portafoglio secondo Dziubinski bisogna comunque farsi almeno tre domande. Le scelte più aggressive permetteranno di raggiungere gli obiettivi più facilmente di quelle vecchie? E ancora: qual è il livello di volatilità del nuovo portafoglio? Si è in grado di gestire, eventualmente, tre mesi di perdite?
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