Brevetti in scadenza e budget per la sanità sempre più esigui. Per questo i colossi del pharma sono costretti a rimescolare le carte sul tavolo. E, da queste partite, potrebbero guadagnare qualcosa anche gli investitori.
A riportare l’attenzione del mercato sulle fusioni e acquisizioni (le cosiddette M&A, merger & acquisition) nel settore è stata la svizzera Novartis quando ha annunciato che acquisterà per oltre 10 miliardi di euro le attività oncologiche della britannica GlaxoSmithKline, la quale, a sua volta, pagherà cinque miliardi per la divisione vaccini dell’azienda elvetica. Nei giorni scorsi, intanto, la canadese Valeant ha annunciato di voler comprare l’americana Allergan, che produce, tra le altre cose, il Botox. Un’altra azienda statunitense, Eli Lilly, acquisirà invece la divisione “prodotti veterinari” di Novartis per quasi quattro miliardi di euro.
Pfizer-AstraZeneca va per le lunghe
Va per le lunghe, invece, l’operazione con cui AstraZeneca vorrebbe portarsi in casa Pfizer. Il gigante americano della farmaceutica si è visto chiudere la porta in faccia una seconda volta, dopo essere tornato alla carica con la sua offerta da quasi 100 miliardi di dollari, oltre 71 miliardi di euro. Una proposta che sottovaluta “significativamente” il valore dell’azienda, dicono dalla impresa britannica, nonostante a gennaio rappresentasse un premio di circa il 30% del valore di ogni singola azione. Ma il prezzo, che oggi si è letteralmente impennato sulla scia delle ultime novità, è cresciuto e, secondo gli analisti, qualsiasi nuova offerta dovrà essere sopra i 100 miliardi di dollari. “In pratica le società stanno cercando di razionalizzare il proprio portafoglio attività, spiega una nota di Morningstar. “Vogliono fare meno e farlo meglio. Economie di scala, una massa critica e una miglior fase di sviluppo sono fattori importanti”.
Il focus è sui prezzi
La spinta al consolidamento arriva anche da considerazioni di lungo periodo (i cosiddetti secular trend). “Il segmento farmaceutico, a livello globale, è incredibilmente frammentato”, spiega uno studio di Janus. “Le prime cinque aziende controllano il 10% del mercato mondiale”. Ci sono poi questioni legate ai prezzi dei trattamenti. “In un periodo in cui si fa molta attenzione anche ai costi legati alla salute, le aziende possono controllare i prezzi solo quando sono in grado di offrire terapie innovative che sono in grado di migliorare le condizioni dei pazienti” continua il report. Si tratta di cure che richiedono grandi investimenti e studi complessi. Tanto da rendere più conveniente comprare direttamente intere società o rami d’azienda.
Gli azionisti festeggiano
Operazioni di questo tipo sembrano fare bene alle tasche degli azionisti. Da quando Endo Healt Solution ha annunciato l’acquisto di Paladin Labs, ad esempio, il titolo della prima società è salito di quasi l’80%. Da metà febbraio, intanto, Actavis (che ha acquistato Forest Laboratories) ha visto aumentare le proprie quotazioni di quasi il 20%. “Il 25% delle operazioni di merger & acquisition che ci sono state da inizio anno ha riguardato il segmento pharma”, spiega uno studio di Credit Suisse. “Anche per questo insistiamo nel voler sovrappesare i titoli a grande capitalizzazione di questo settore. Le valutazioni, inoltre, sono interessanti: il rapporto fra prezzo e utili per i prossimi 12 mesi è il 6% più basso rispetto alla norma. Il segmento farmaceutico è ben posizionato, grazie alla combinazione di buoni fondamentali e valutazioni interessanti”.
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