Il mercato è ancora troppo preoccupato dalle aspettative di medio periodo e continua a scontare le azioni di Standard Chartered (STAN). Il titolo della banca britannica ha ceduto oltre il 10% nel 2013, dopo che il management aveva annunciato le sue previsioni di una crescita lenta degli utili nei prossimi anni, ma i nostri analisti si basano su ipotesi di lungo periodo e stimano un prezzo obiettivo pari a 16,30 sterline.
I conti premiano l'efficienza operativa
Anche se i dati dell’ultimo trimestre hanno evidenziato come le deboli performance in alcuni paesi asiatici stiano pesando sugli utili, continuiamo a ritenere che il forte radicamento di STAN in questa regione, nonché in Africa e Medio Oriente, sia uno dei fattori che le garantiscano una posizione di vantaggio all’interno del settore. Non solo per le promettenti prospettive di crescita di quelle economie, ma anche perché in questo modo riesce ad attrarre tutti quei clienti (imprese) che necessitano di un partner affidabile per estendere la loro attività anche ai mercati emergenti.
“Standard Chartered gode di un’ottima gestione operativa”, dice Erin Davis analista azionario di Morningstar. “Il suo rapporto prestiti/depositi pari all’80% indica che la banca riesce a finanziare i propri prestiti a tassi più bassi rispetto a quelli di mercato e a mantenere un elevato margine di interesse, inoltre i costi assorbono solo il 55% dei ricavi incassati e questo permette all’istituto di credito di reinvestire i proventi nella crescita futura e di remunerare gli azionisti”.
Forte stabilità finanziaria
A questo, poi, si aggiunge una forte stabilità finanziaria. Nell’ultimo trimestre STAN ha migliorato di 60 punti base il core Tier 1 che ora raggiunge l’11,2%. Uno dei più alti del settore. Nei prossimi cinque anni i nostri analisti si aspettano che il fatturato della banca possa crescere a un tasso medio annuo dell’8% e che il margine operativo salga dall’attuale 35% al 41%. Un significativo contributo, in questo senso, lo darà anche la nuova riorganizzazione della banca che ora è divisa in tre rami ben distinti: wholesale (clienti istituzionali e società di capitali), private banking e retail.
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