I fondamentali della regione restano buoni. Ma occhio alle scelte dei partiti euroscettici e alle mosse della Banca centrale europea, visto che di problemi da affrontare ce ne sono molti e di una certa importanza. Sono queste, in sintesi, le indicazioni che arrivano dagli operatori di mercato dopo le elezioni europee di domenica 25 maggio.
Cosa hanno detto le urne
Il gruppo cristiano democratico-conservatore Ppe resta il gruppo più forte del neoeletto Parlamento europeo, con circa il 28% dei seggi. Rispetto alle ultime elezioni, gli euroscettici hanno guadagnato rappresentanza, ma la loro influenza complessiva rimane poco chiara. Almeno fino a quando si concluderà la formazione di una coalizione. Basso il tasso di partecipazione degli elettori: il 43% degli aventi diritto al voto si è recato alle urne.
In Italia, il Pd del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha stravinto raggiungendo il 40,8% dei voti. Si è fermato al 21,1% il consenso per il Movimento 5 Stelle. In forte calo Forza Italia che, con il 16,8%, è il terzo partito. Al quarto posto si è piazzata la Lega con il 6,2% e superano lo sbarramento del 4%, che consente di entrare nel Parlamento europeo, anche Ncd (4,4%) e lista Tsipras (4%). Si ferma appena sotto la soglia Fratelli d'Italia (3,7%), mentre tra i partiti che compongono l'attuale coalizione di Governo, si segnala il crollo di Scelta (civica) europea che non va oltre lo 0,7%.
“Come previsto, i cittadini hanno utilizzato le elezioni europee per mostrare il loro malcontento sull’operato dei rispettivi governi nel corso della crisi”, spiega una nota formata da Asoka Woehrmann, co-direttore investimenti di Deutsche Asset & Wealth Management. “Tuttavia, questo risultato non ha colto di sorpresa i mercati finanziari e i fondamentali del mercato sono rimasti positivi. Siamo positivi sull’Europa. Gli spread dei paesi periferici potrebbero diminuire e i mercati azionari dovrebbero recuperare. La costruzione di coalizioni di euroscettici e i Paesi soggetti a possibili rischi politici dovrebbero essere monitorati da vicino” .
Il ruolo della Bce
Anche secondo un report degli strategist di Barclyas “la crisi di fiducia nelle istituzioni europee è un elemento che dovrà essere seriamente preso in considerazione dal nuovo parlamento e dalla nuova Commissione”. Se è vero infatti che alcuni dati della regione (come l’indice dei direttori d’acquisto e le vendite al dettaglio) mandano segnali di miglioramento, altri indicatori, come la fiducia dei consumatori, sono ai minimi storici. Per non parlare della disoccupazione che resta a un passo dal 12% (contro, ad esempio, al 6,3% degli Usa).
Una situazione che dovrà essere affrontata dalla nuova classe dirigente insieme alla Bce. Il presidente dell’Eurotower, Mario Draghi, ha anticipato che l’istituto agirà a giugno: sul tavolo ci sono le possibilità di abbassare i tassi di interesse e di iniziare un programma di iniezioni di liquidità simile a quello che ha permesso agli Usa di uscire dalle secche della crisi. “La Bce, dopo aver portato avanti una politica incentrata sulle dichiarazioni (un po’ sul modello della cosiddetta forward guidance utilizzato dalla Federal Reserve, Ndr), ora deve agire se vuole rimanere credibile”, spiega una nota di Morningtstar. “Non ci aspettiamo grandi decisioni. Ma quando una tartaruga inizia a camminare, il primo passo sembra un grande movimento”.
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