Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Il decreto Irpef, approvato proprio in questi giorni dalle commissioni Finanze e Bilancio del Senato, prevede, tra le altre cose, l’aumento della tassazione dei fondi pensione dall’11 all’11,5% per l’anno 2014. Eppure, giusto la settimana scorsa il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dichiarava alla presentazione della relazione annuale della Covip quanto fosse importante risollevare le adesioni ai prodotti di previdenza integrativa, anche attraverso la leva della fiscalità.
La decisione è stata presa in modo da non dover alzare l’aliquota (dal 20% al 26% come da nuove norme) sulle rendite finanziaria delle casse prevedenziali privatizzate, cioè quelle dedicate ad alcune categorie specifiche di lavoratori. L’aumento dal 20 al 26% avrebbe comportato per gli enti di previdenza dei professionisti un esborso pari a circa 50 milioni di euro. Dunque una mancata penalizzazione per gli aderenti alle casse che però comporta un piccolo svantaggio per la generalità degli iscritti ai fondi pensione.
L’emendamento prevede in particolare una norma-ponte in attesa di armonizzare, a decorrere dal 2015, la disciplina di tassazione dei redditi di natura finanziaria delle casse con quella relativa alle forme pensionistiche complementari. Questa mossa porterà quattro milioni di euro di maggiori entrate (eccedenti rispetto alla copertura), che confluiranno nel fondo per gli interventi strutturali di politica economica.
20 giorni di tempo
Appare ormai scontata la richiesta della fiducia da parte del governo sul provvedimento che deve passare all’esame della Camera (dove è previsto in aula il 13 giugno) ed essere convertito in legge entro il 23 giugno. La maggioranza è orientata a non introdurre ulteriori misure a Montecitorio. Sono oltre 600 gli emendamenti presentati sul provvedimento, a cui si aggiungono 26 ordini del giorno.
I favorevoli e i contrari
Sul versante delle casse di previdenza professionale c’è aria di otttimismo. “Guardiamo con fiducia all'emendamento presentato dai relatori al Dl 66/2014, di cui auspichiamo l’approvazione”, si legge in una nota dell’Adepp (l’Associazione degli enti previdenziali privati) la quale denuncia l’iniquità della situazione attuale, dato che, “unici in Europa, siamo sottoposti a una tassazione delle rendite che ci associa a qualsiasi fondo speculativo prevedendo una ulteriore tassazione all'atto dell'erogazione delle pensioni in misura commisurata agli scaglioni Irpef”.
Del parere opposto Silvestre Bertolini, presidente della CIDA – Manager e Alte Professionalità per l’Italia, il soggetto che rappresenta unitariamente a livello istituzionale i dirigenti pubblici e privati. “Si colpisce una categoria di futuri pensionati per avvantaggiarne un’altra. Se non ci fosse da preoccuparsi per il risvolto che certe azioni possono avere, ci sarebbe da ridere”, si legge sul sito. “Aumentare la tassazione sulla previdenza complementare non è che l’ennesimo attacco ai lavoratori dipendenti e in particolare alle giovani generazioni”, prosegue il comunicato. “Ci auguriamo che alla fine il buon senso prevalga e si reperiscano i finanziamenti a favore delle casse di previdenza private senza colpire quanti credono nella previdenza complementare”.
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