Il mercato considera Xylem (XYL) un titolo growth, ma i nostri analisti consigliano prudenza. Negli ultimi 12 mesi le azioni del gruppo americano attivo nel settore dell’acqua hanno visto salire il loro valore di circa il 40% e ora sono valutate su multipli ben al di sopra della media del settore. Le nostre stime sono per una crescita media di poco superiore al 5% per i prossimi cinque anni. Xylem è senza dubbio una buona azienda con solidi fondamentali. Lavora nel settore del trattamento, trasporto e analisi dell’acqua, attività nelle quali la componente ingegneristica è molto elevata e con elevati margini di profitto. E’ inoltre tra le società leader del settore e ha un modello di business molto stabile, in cui il 40% del fatturato e il 60% del reddito operativo sono rappresentati dagli introiti derivanti dai interventi di manutenzione sui propri impianti.
Il suo forte posizionamento sul mercato, tuttavia, non l’ha resa immune al negativo andamento del ciclo economico. In queste fasi, infatti, i clienti tendono a ritardare o a cancellare gli ordini o la sostituzione delle vecchie infrastrutture. Xylem, poi, lavora molto con le aziende statali i cui vincoli alla spesa hanno finito per pesare sulle vendite. Quello dell’acqua è un settore molto frammentato e ormai nel pieno della sua maturazione. Ci sono molti player attivi ma solo pochi hanno dimensioni tali da avere margini di manovra sui prezzi di vendita. Xylem ha il vantaggio di essere presente anche al di fuori dei confini nazionali e di poter sfruttare la domanda proveniente dai mercati emergenti, ma questo la espone alle oscillazioni del prezzo delle valute estere.
I nostri analisti si aspettano che la componente principale della crescita del gruppo continui ad essere quella organica (3,6% sui 5,5 punti percentuali totali previsti mediamente fino al 2018) (cioè al netto delle nuove acquisizioni) e che il margine operativo salga di 300 punti base nei prossimi cinque anni (dall’attuale 10,7%). In base a queste previsioni stimano un prezzo obiettivo pari a 30 dollari, una valutazione inferiore di circa il 30% rispetto alle attuali quotazioni di mercato.
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