I panieri di materie prime non sono tutti uguali. Per un investitore in Etc (Exchange traded commodity) è, quindi, importante conoscere l’indice di riferimento e la sua composizione. Presentiamo i benchmark replicati dagli Etc quotati in Borsa italiana e coperti dalla ricerca Morningstar.
Bloomberg commodity index
Il Dow Jones UBS Commodity index (recentemente rinominato Bloomberg commodity index) è composto da contratti future (derivati) su 22 materie prime selezionate per la loro rilevanza dal punto di vista economico. E’ un indice total return, che ha tre fonti di rendimento: lo spot price return (derivante dal prezzo della commodity), il roll yield (generato quando viene rinnovato un contratto future) e il collateral yield (che deriva dal titolo detenuto come collaterale, ossia come garanzia a fronte dell’investimento in derivati) .
Il roll yield può essere positivo se la curva dei future è in backwardation (il prezzo del contratto future acquistato è inferiore a quello del contratto venduto) o negativo se la curva è in contango (situazione opposta alla precedente). In quest’ultimo caso, il prezzo corrente (spot) è inferiore a quello del future e, anche se in crescita, può generare una perdita all’investitore in Etc.
Nonostante l’indice ponga dei limiti nell’investimento in singole materie prime e segmenti di mercato, l’energia e l’agricoltura pesano insieme tra il 60 e il 65% del totale, seguiti da metalli industriali e preziosi (entrambi tra il 14 e il 16%) e dal bestiame (4-6%). Oro e gas naturale sono i principali componenti singoli (10-13% ciascuno).
UBS Bloomberg CMCI Composite
Ha un paniere più ampio l’indice UBS Bloomberg CMCI Composite, che comprende 27 materie prime di cinque settori, selezionati in base alla rilevanza economica e a alla liquidità. Offre un’esposizione ai future su commodity che si distingue dalla struttura dei benchmark tradizionali. Questi ultimi considerano i contratti più liquidi (e più vicini al prezzo spot), per cui sono particolarmente sensibili ai cambiamenti nell’inclinazione della curva dei future. L’UBS Bloomberg CMCI, invece, è diversificato su una gamma di future con diverse scadenze liquide per ciascuna materia prima e viene aggiornato ogni giorno per mantenere costante la maturity. L’indice può tenere fino a cinque scadenze per ciascuna commodity: 3-6 mesi, 1-2-3 anni. In questo modo viene attenuato l’effetto roll yield. Come per il precedente, i settori energetico e agricoltura rappresentano insieme circa il 60-65% del totale. I metalli industriali, invece, pesano più di quelli preziosi (circa il 25% contro il 6%). Al 30 aprile, le principali singole commodity erano il petrolio Brent e il rame (circa il 9% ciascuno). Seguono light crude oil (oli leggeri greggi) e soia.
Thomson Reuters/Jeffries CRB index
Il paniere dell’indice Thomson Reuters/Jeffries CRB comprende 19 future sulle materie prime, quotate su sei Borse internazionali. I principali settori sono l’agricoltura, che pesa per il 41%, l’energia (39%), i metalli industriali (13) e i preziosi (7%). La quota di ciascun comparto e di ciascuna commodity è decisa in base a fattori quale la significatività economica e la frequenza di negoziazione. Nonostante il sottopeso dell’energia rispetto ad altri indici, il contratto Wti sul petrolio rappresenta il 23%. Il ribilanciamento è mensile. Il collaterale è rappresentato dal Treasury americano.
DBLCI OY Balanced
Deutsche Bank Liquid Commodity Index Optimum Yield Balanced (DBLCI OY Balanced) è composto da un paniere di future su 14 materie prime nei settori dell’energia (35%), agricoltura (30%), metalli industriali (18%) e preziosi (17%). L’indice è ribilanciato ogni anno a novembre per mantenere costanti i pesi dei diversi comparti. Si differenzia dagli altri benchmark perché cerca di ottimizzare il rendimento derivante dal roll yield in fase di rinnovo dei contratti derivati. Il collaterale è rappresentato da titoli di Stato statunitensi. La metodologia di “optimum yield” ha generato storicamente rendimenti superiori agli indici tradizionali, conservando le sue proprietà di diversificazione e copertura dall’inflazione.
Roger International Commodity index
L’indice Roger International Commodity offer un’esposizione costante a un paniere di future sulle materie prime, compresa l’energia, l’agricoltura, i metalli industriali e i diversi segmenti di quelli preziosi. Siccome prende come riferimento i contratti derivati più liquidi è particolarmente sensibile ai movimenti nella curva dei future sottostanti, per cui i rendimenti sono particolarmente influenzati dal roll yield. I pesi delle diverse commodity viene stabilito sulla base dei consumi globali per ciascuna di esse, calcolati sulla base delle dinamiche di importazione ed esportazione e della domanda domestica dei principali utilizzatori. A differenza di altri indici, non sono presi in considerazione i dati sulla produzione. I segmenti più rappresentati sono l’energia (circa il 44%) e l’agricoltura (35%).
Quale ruolo in portafoglio
I panieri di materie prime sono tradizionalmente considerati strumenti di diversificazione del portafoglio. Alcuni studi accademici hanno provato la bassa o negativa correlazione con i mercati azionari e obbligazionari nei decenni passati. Tuttavia, a partire dal 2005, la situazione è cambiata. Ad esempio, la correlazione tra il contratto Brent sul petrolio e l’S&P 500 è passata da 0,54 punti nel 2006 a 0,88 nel 2008. Uno dei motivi addotti dagli analisti è la “finanziarizzazione” delle commodity con la diffusione degli Exchange traded product. In effetti, tra il 2005 e il 2012 le masse investite in prodotti indicizzati a panieri di commodity sono passate da 2,45 miliardi a 348 miliardi di dollari. Altri esperti sostengono che il livello attuale di correlazione non ha precedenti, ma non è chiaro se si tornerà alla situazione precedente oppure se ne creerà una nuova.
Le commodity sono considerate anche uno strumento di protezione dall’inflazione inattesa. Studi recenti hanno, tuttavia, mostrato che questo è sostanzialmente vero negli Stati Uniti, mentre in Europa sembra valere solo per l’energia.
In ogni caso, data la natura volatile del mercato delle risorse naturali, gli analisti di Morningstar consigliano di utilizzarle solo come componenti in un portafoglio ben diversificato.
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